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La Sicilia e la stagione dello zolfo

Lo zolfo, minerale essenziale

Il bel sogno delle zolfare siciliane
L'incredibile storia delle zolfare
La questione degli zolfi
Vita in miniera
Le miniere di Riesi
Il Parco minerario Floristella-Grottacalda
Altre miniere di zolfo
La zolfara di Colle Madore ed il Mito
Pasquasia, miniera sì, ma diversa

Video sulle zolfare siciliane
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LE ZOLFARE SICILIANE

          Come per le tonnare, anche le
    zolfare raccontano la Sicilia
    all’avanguardia dell’Ottocento.
    Il mondo intero passava, allora, per
    le sue miniere. Terminata la stagione
    delle zolfare, rimangono bellissimi
    parchi museali di archeologia
    industriale. Una Sicilia, comunque,
    poco conosciuta.

   

     Vita in miniera

     
     

 
   

   Imbocco di una miniera di zolfo in Sicilia

 

Napoletano - 9 novembre 2007
Foto da Wikimedia Commons

 





 Lo scavo superficiale in cave a cielo aperto dell’epoca romana rimase per secoli il metodo estrattivo in auge. Solo nel XIX secolo, quando gli interessi sullo zolfo aumentarono esponenzialmente, il metodo cambiò. La lavorazione dello zolfo, infatti, servendo nella realizzazione di polvere da sparo, acido solforico e soda, divenne di livello  “industriale”. Lo scavo perforò la superfice e si andò molto in profondità, seguendo il giacimento. In sostanza, vennero realizzate le miniere, con gallerie, cunicoli e pozzi verticali. Il lavoro di estrazione era durissimo. Ciononostante, molti contadini siciliani, vedendo in esso un’opportunità di lavoro e guadagno, scelsero quel nuovo mestiere. Cioè, la manodopera all’inizio dell’Ottocento, era a basso costo e in grande quantità.

Nel mestiere di zolfataro vi erano diverse figure. In primis, vi erano i picconieri, che staccavano il minerale dalla roccia; poi vi erano i carusi, bambini (a volte di 7-8 anni), che si caricavano la cesta dello zolfo sulle spalle e la portavano all’esterno, lungo gli angusti corridoi, in continuazione. In superfice vi era il sorvegliante, detto in siciliano capumastri. Questo giocava un ruolo importantissimo sul salario. Egli doveva rendere conto al proprietario della miniera. Dovendo pagare una gabella sulla produzione, quest’ultima incideva sullo stipendio degli operai. Più guadagnava lui, più guadagnavano i minatori. Alla fine gli zolfatari erano sotto le continue pressioni dei capumastri.E questo tutto il giorno, tutti i giorni.

La vita nelle miniere, quindi, a parte le ricchezze che produce, non è mai stata facile, neppure in Sicilia. Alla fine del secolo XIX, le condizioni dei minatori, dunque, erano disumane: si lavorava tutto il giorno (dall’alba al tramonto) e tra gli zolfatari, come abbiamo visto, vi erano anche bambini di età inferiore ai 14 anni. Il salario possiamo immaginarlo di conseguenza. Le cose, evidentemente, in altri settori non potevano andare diversamente.
Questa situazione portò, in Sicilia, alla nascita delle prime organizzazioni sindacali, ai primi congressi e ai primi scioperi. Queste organizzazioni erano denominate Fasci dei lavoratori. Il Fascio di Catania, si costituì a maggio del 1891. Tra i lavoratori che si riunivano per mutare la situazione lavorativa, come è ovvio, vi erano moltissimi zolfatari. La cosa curiosa è che tra i partecipanti alle varie riunioni vi erano anche parecchi piccoli imprenditori, che soffrivano il rapporto con le maggiori società che operavano sull’isola, detenendone un quasi monopolio.

Tra le prime rivendicazioni sindacali vi furono la definizione e la diminuzione dell'orario di lavoro, un salario minimo ed un limite di 14 anni per i “giovani” zolfatari.
Vi furono manifestazioni, scioperi e scontri con parecchi morti. Alla fine il governo, diretto da Francesco Crispi, nel 1894, decretò lo scioglimento d'autorità di ogni organizzazione rappresentativa di questo genere.

I continui incidenti
Questa penosa situazione nascondeva un risvolto molto peggiore. Le grandi compagnie che gestivano l’estrazione dello zolfo in Sicilia non avevano alcun interesse a fare grossi investimenti sia sulla lavorazione, sia, ahimè, sulla sicurezza. Oltre al metodo antiquato di lavorazione, vi era una cattiva manutenzione delle strutture minerarie e il loro mancato aggiornamento. Da qui, molti furono gli inevitabili incidenti, che funestarono il settore.
Per citarne solo alcuni:

Un’esplosione, del 1867, nella
Miniera Trabonella, provocò 42 morti.  Nell’elenco delle vittime (65 minatori) dell’esplosione di grisou della Miniera di Gessolungo, avvenuta nel 1881, vi furono ben 19 bambini, di cui 9 senza nome. Tuttora, il cimitero, in prossimità di Gessolungo, è detto "dei carusi".
Nella Miniera di Trabonella (1911), lo scoppio ed il successivo incendio durarono ben10 giorni, con 40 morti.
Nel 1916, nelle Miniere Cozzo Disi e Serralonga, presso Casteltermini, si registrò uno dei peggiori incidenti minerari della nostra storia. Vi fu un crollo di alcune gallerie e la relativa emissione di gas. Alla fine si contarono 89 zolfatari morti.
Purtroppo, vi sono stati incidenti anche molto più recentemente.

 
 

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