9/12

La strana evoluzione delle ferrovie siciliane 

Le ferrovie in Sicilia
Il binomio zolfare-ferrovie
L'ottica d'esercizio attuale
L'errore dello scartamento ridotto
La rete ferroviaria scomparsa
Gli imprenditori di Sikelia
La ferrovia Circumetnea
La ferrovia Agrigento-Licata
La ferrovia Lercara-Magazzolo
La stazione di Dittaino
La stazione di Porto Empedocle

Le zolfare siciliane

Video sulle ferrovie siciliane
INDIETRO
 
   
   
         
      
LE FERROVIE SICILIANE DEL PASSATO

          La grande produzione di zolfo,
    in Sicilia, richiese la costruzione di
    linee ferroviarie, allora
    all’avanguardia, per esportarlo.
    Fu realizzata una fitta maglia di
    strade ferrate, Di questo
    sorprendente passato rimane poco.

   

     La ferrovia Lercara-Magazzolo

     
     

 
 

Automotrice degli anni '30 della Ferrovia Circumetnea di Catania in sosta alla stazione di Misterbianco.

Anthos - 11 Luglio 2006
Foto da Wikimedia Commons

 




Lercara era posta sulla linea Palermo-Agrigento. Da essa si diramava la tratta Lercara–Filaga–Magazzolo, che, spingendosi nell’interno delle provincie di Palermo e Agrigento, collegava vari paesi e località, altrimenti di difficile raggiungibilità. Come molte ferrovie ottocentesche anch’essa fu costruita a scartamento ridotto e, dovendo superare pendenze sostenute, utilizzava i binari con cremagliera. Il tronco, infatti, presenta il più lungo tratto a cremagliera in Sicilia (circa 5 km).

La tratta fu realizzata nei primi anni del Novecento, nel 1912, ma fu aperta soltanto nel 1924. Anche questa ferrovia aveva lo scopo di servire le diverse miniere di zolfo dell’entroterra isolano. In particolare, la Lercara–Magazzolo congiungeva alla linea principale il bacino minerario di Lercara Friddi e di Cianciana. Attraverso la ferrovia veniva movimentata la grande produzione di zolfo e, contemporaneamente, serviva ai minatori pendolari di raggiungere, ogni giorno, il luogo di lavoro.
Con la costruzione dello snodo ferroviario di Lercara, sulla Palermo-Agrigento, la locale stazione si divise in due, Lercara Alta e Lercara Bassa. Da quest’ultima prendeva il via la linea che si inoltrava sui monti ad ovest, con un breve tratto
in salita del 75 per mille. I tratti a cremagliera lungo il percorso erano 10, per 21 km di lunghezza totali. La cremagliera era posizionata al centro del binario, fissata a delle traversine, montate, però, a distanza inferiore. Grazie ad essa, la ferrovia raggiungeva i quasi 900 m di altezza s.l.m. La velocità, com’è comprensibile, era piuttosto limitata, condizionata anche dalle stesse locomotive a vapore in uso.
Dalla stazione intermedia di Filaga, si potevano anche raggiungere i grossi centri di Prizzi e di Palazzo Adriano.
Con l’ultimazione del tratto centrale della linea (Bivona-Alessandria della Rocca) si ottenne il collegamento finale con la linea costiera occidentale Castelvetrano–Porto Empedocle.

Quando la situazione estrattiva dello zolfo, negli anni cinquanta,  giunse al termine, con la chiusura delle zolfare, anche questo collegamento ferroviario fu ritenuto superfluo. La dismissione iniziò per alcune parti nel 1959, per poi concludersi, definitivamente, nel 1961.

 
 

HOME