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La strana evoluzione delle ferrovie siciliane 

Le ferrovie in Sicilia
Il binomio zolfare-ferrovie
L'ottica d'esercizio attuale
L'errore dello scartamento ridotto
La rete ferroviaria scomparsa
Gli imprenditori di Sikelia
La ferrovia Circumetnea
La ferrovia Agrigento-Licata
La ferrovia Lercara-Magazzolo
La stazione di Dittaino
La stazione di Porto Empedocle

Le zolfare siciliane

Video sulle ferrovie siciliane
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LE FERROVIE SICILIANE DEL PASSATO

          La grande produzione di zolfo,
    in Sicilia, richiese la costruzione di
    linee ferroviarie, allora
    all’avanguardia, per esportarlo.
    Fu realizzata una fitta maglia di
    strade ferrate, Di questo
    sorprendente passato rimane poco.

   

     Gli imprenditori di Sikelia

     
     

 
 

Stazione ferroviaria di Villarosa

Emme17 - 19 Febbraio 2007
Foto da Wikimedia Commons

 




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A dimostrazione della convergenza di interessi tra imprenditori zolfiferi e ferroviari, possiamo citare l’attività del cavaliere Robert Trewhella. Egli aveva esordito con la costruzione di un lotto centrale della ferrovia Palermo-Catania, insieme alla relativa stazione di Villarosa, nel 1876. Successivamente eseguì la Ferrovia Circumetnea, tuttora in esercizio.

In questa “rinascita” siciliana, Trewhella divenne concessionario delle miniere zolfifere Gaspa e Respica (ed altre) poste nella Sicilia centrale, distribuite nelle provincie sia di Enna che di Caltanissetta. Cosicché, nel 1908, creò a Catania la Società Anonima Esercizio Miniere ed Industrie Zolfi, detta, brevemente, Sikelia. Con lui comparteciparono il figlio Alfredo Percj, Giovanni Trewhella ed Edward Thrupp. Fu nominato amministratore della società Carlo Sarauw.
Poiché miniere e ferrovie andavano di pari passo, il gruppo realizzò una piccola ferrovia, a scartamento ridotto (denominato decauville), collegata alla stazione di Villarosa. Lo zolfo veniva caricato su treni merci e trasportato a Catania, alle raffinerie e agli stabilimenti di lavorazione, per poi essere esportato tramite lo stesso porto della città.
Il tratto ferroviario, che prese il nome di ferrovia Sikelia, collegava le zolfare di Respica-Pagliarello con la stazione di Villarosa. La linea ferroviaria attraversava una zona dove oggi si trova il Lago Morello, che fu realizzato solo nell’ultimo dopoguerra. Tra le innovazioni, l’uso di piccoli carri ribaltabili in metallo, che eseguivano, con semplicità, il travaso del minerale su altri carri.

La stazione di Villarosa
La stazione di Villarosa faceva parte del più ampio progetto formulato dalla Società Vittorio Emanuele, a cui succedette la Società per le Strade Ferrate della Sicilia, denominata Rete Sicula. Essa prevedeva, in un quadro più vasto (cioè la Catania-Palermo), la costruzione della linea Palermo-Agrigento, connessa alle aree centro-orientali siciliane (che possedevano le principali zolfare), a loro volta, collegate a Catania, dove esistevano le relative industrie di trasformazione.
La piccola, ma importante, stazione, fu inaugurata pressochè nel 1876, con i tratti ferroviari di Pirato-Villarosa, che conduceva alla stazione di Enna, e con la tratta che portava alla stazione di S.Caterina Xirbi, cioè la Stazione di Caltanissetta Xirbi.
Essa rappresentava, quindi, il punto nodale del trasporto minerario della Sicilia. Su di essa poggiavano numerosissime miniere. Per nominare solo le più importanti, citiamo: le zolfare di
Gaspa-La Torre, Pagliarello, Santo Padre, Garciulla. Tra i collegamenti di riferimento ricordiamo, appunto, la
ferrovia Sikelia.
I collegamenti ferroviari che passavano per la stazione di Villarosa, necessariamente facevano sosta in essa. Questo perché il successivo tratto, che portava ad Enna, era caratterizzato da una forte pendenza. Per superarla ai convogli veniva aggiunta una  locomotiva a vapore di spinta, cioè posta alla fine del treno stesso.

La stazione, come visto, rivestiva una grande importanza sia per i treni merci che per quelli viaggiatori. Negli anni cinquanta e sessanta, con la chiusura progressiva di tutte le zolfare siciliane, Villarosa si mise in luce per un nuovo tipo di trasporto. Soprattutto i minatori, ma anche gli altri, rimasti senza lavoro e prospettive, furono costretti ad emigrare verso le miniere del Belgio. Tutta l’area di Villarosa registrò, quindi, un deciso spopolamento.

Finita l’utilità della stazione, si prospettava un fatale abbandono e dismissione. Come capita a volte, la fantasia e il coraggio di un solo uomo, portò al salvataggio della struttura. Il capostazione di Villarosa, infatti, decise di trasformarla in un piccolo museo. Oggi è visitabile un museo etnografico
, posto all'interno di alcuni vagoni, non più demoliti, ma rivitalizzati dall’esposizione.
La stazione, attualmente, è collegata al paese da una linea di autobus. Turisti in visita, gite scolastiche e la semplice curiosità e affezione, popolano il piccolo museo di Villarosa, che rappresenta un buon modo di impiegare la giornata

 
 

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