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     Teatri ed anfiteatri
    romani in Sicilia

   
 
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 Teatri ed anfiteatri
  romani

 

     IL TEATRO ROMANO
Il teatro romano
Plauto e Terenzio
    LE STRUTTURE
Gli anfiteatri
L'architettura degli anfiteatri

Giochi e spettacoli in epoca romana

TEATRI ED ANFITEATRI SICILIANI
Il Teatro greco-romano
di Taormina
Il Teatro greco-romano
di Solunto
Il Teatro greco-romano
di Catania
L'anfiteatro romano
di Catania
L'anfiteatro romano
di Siracusa
L'anfiteatro romano
di Termini Imerese

Video sugli anfiteatri siciliani
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
       
 
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     TEATRI ED ANFITEATRI IN SICILIA      
  
   

       Teatri ed Anfiteatri sono le
   strutture dove si svolgevano gli
   spettacoli nell’età romana, dal nuovo
   teatro ai combattimenti di gladiatori.
   Come tutto l’impero, anche la Sicilia
   possiede le vestigia di quest’attività
   ludica, che purtroppo si tende a
   dimenticare. Riscopriamola insieme.

    

     Il teatro romano

   
     
     

 
 
   

Affresco di epoca
romana raffigurante
due attori calzanti maschere, conservato
al Museo archeologico
regionale di Palermo

G.dallorto -
23 ottobre 2006
Foto da Wikimedia Commons


 

 

Se il Teatro latino ha nei suoi primordi carattere sacro, come quello greco, le rappresentazioni a Roma non avevano carattere o tematiche religiose, ma profano. Tant’è che i latini si distinsero più per la satira che per la tragedia, a differenza del teatro greco, nonostante il potere tenesse sotto controllo quella politica.
D’altra parte, partendo da origini pressoché barbare, la società romana si distinse soprattutto per spettacoli rustici e violenti. La mancanza di una ceto medio, e le caratteristiche della composizione sociale, da una parte i patrizi, con costumi viziosi e brutali, e dall’altra la plebe, moralmente degradata e proveniente dalle diverse parti dell’impero (quindi con una erudizione variegata), non permisero lo sviluppo di un teatro culturalmente all’altezza di quello greco. Anche se possiamo annoverare autori del calibro di Andronico, Plauto, Cecilio, Terenzio, a dispetto di Novio e Seneca, il teatro romano, se vogliamo per certi versi raffinato, non decollò mai.
A proposito della società romana lo stesso Sallustio scrive: " Rapinare, divorare, far mercato dei propri beni, desiderare quelli degli altri, calpestare l'onore, la decadenza di qualsiasi pudore, tale fu la vita dei giovani romani." (Trimalcione, dal Satyricom di Petronio)
Le prime forme della satira romana furono la Farsa e l’Atellana. Più tardi si arrivò, verso il III secolo a. C. , a qualcosa di simile al modello greco. In questo periodo si distinsero: Plauto, che si basava su rappresentazioni con parodie e vis comica (la commedia motoria) e Terenzio, con una satira sui caratteri e meditativa (la commedia stataria).
Il teatro romano era diviso in:

la commedia di modello romano (la fabula togata)
la commedia di modello greco (la fabula palliata, da pallium, mantello)
la tragedia di modello romano (la fabula praetexta)
la tragedia di modello greco (la fabula cothurnata)

 

L'Atellana
Sempre nel III secolo a.C., si affermarono a Roma le Atellane (dal nome della citta' di Atella, in Campania). Opere teatrali caratterizzate da maschere e costumi, per lo più improvvisate, che influenzarono la commedia dell’arte e, in generale, il teatro europeo. Solo nel 90 d.C., Pompomio e Novio condussero il genere farsesco ad una forma letteraria reale.
L’Atellana romana era sul tipo del dramma satiresco in Grecia. Poiché le maschere definivano i personaggi in scena,  questi erano differenziati sul carattere, come il mangione, il gobbo e furbo, il vecchio sciocco ( Maccus, Manducus, Dossenus, Pappus).

Nelle commedie di Terenzio, Plauto e Cecilio (di tipo fabula palliata) i mimi e le pantomime presero piede nelle rappresentazioni comiche, ciò dovuto anche ad una osservazione critica attenta e approfondita.

 
 
 

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