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Nauloco, la polis che manca all’appello

Alla ricerca di Nauloco
Inquadramento storico degli avvenimenti
La battaglia di Nauloco

LA RIVIERA TIRRENICA
Villafranca Tirrena
Il Santuario Ecce Homo di Calvaruso
Rometta, l'ultimo baluardo
Spadafora ed il castello Samonà
Venetico ed il Volto Santo
Scala e la Torregrotta dei benedettini
Fondachello, Valdina e Roccavaldina
Monforte e San Pier Niceto
Pace del Mela e Giammoro

Video sulla Riviera tirrenica
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NAULOCO E LA RIVIERA TIRRENICA

          La città di Nauloco, antica polis
    greco-romana, è famosa perchè
    nel suo mare avvenne la battaglia
    navale tra Pompeo ed Ottaviano,
    notizia riportata da diversi storici
    romani. Era localizzata sulla riviera
    tirrenica vicino Messina. Purtroppo,
    essa è scomparsa del tutto e ancora
    introvabile. Ma ci si può sempre
    consolare sulle belle spiagge delle
    cittadine sorte poi sulla riviera.

   

    Monforte e San Pier Niceto

     
     

 

 
 

Vista di Monforte San Giorgio

Gianluca Arizzi-  
Foto da Wikimedia Commons

 






 Il piccolo comune di San Pier Niceto ha un breve affaccio sulla costa tirrenica della provincia di Messina (con le frazioni di San Pier Marina e S. Biagio). Oggi è un comune autonomo, ma, una volta, era una frazione di Monforte San Giorgio (che si trova più a sud, sui Peloritani), con la denominazione di San Pietro di Monforte. Il nome attuale è derivato da quello della fiumara di Niceto e della sua Valle., in cui esso è posto.
Come molti dei paesi siciliani,  San Pier Niceto ha sofferto nel passato di una forte emigrazione. All’inizio del Novecento verso l’America, sia settentrionale che meridionale (molti in Venezuela), poi, nel secondo dopoguerra, il flusso ha interessato l’Europa e l’Italia del nord. Oggi molte famiglie hanno spostato la propria residenza in comuni maggiori della provincia, come Milazzo, Barcellona e, naturalmente, Messina. Attualmente il comune conta circa 3.000 abitanti.
La popolazione, molto devota, svolge varie tradizionali feste religiose. Tra queste si distingue quella
del Corpus Domini, caratterizzata dall'"infiorata". In quel giorno le strade più importanti, vengono addobbate con raffigurazioni religiose, ottenute con i fiori. Una decorazione del paese interessante, curiosa e molto bella.

Procedendo dalla costa ai monti Peloritani, sempre risalendo la Valle del Niceto, si incontra il paese di Monforte San Giorgio (260 metri s.l.m.), appena più piccolo di quello di San Pier Niceto (2800 abitanti circa). La sua popolazione è impiegata, soprattutto, nel settore agricolo. Esso si caratterizza, oltre che di agrumeti ed uliveti, in particolar modo, per la coltivazione della sbergia, una varietà di pesca rara, che presenta una buccia liscia, ma, soprattutto, un gusto caratteristico.

Cenni storici
Gli archeologi, nelle loro ricerche nel comune di Monforte, hanno ritrovato, in
contrada Pistarina, resti dell’originaria popolazione dei Sicani (1.500 a. C., prima età del bronzo).
In epoca greca e poi romana, sorsero centri abitativi sparsi, ma sempre all’interno della Valle del Niceto, che gli studiosi ritengono di grande importanza storica. In quest’area, infatti, si sono ritrovati, sia una necropoli di età greca, sia un tesoretto di monete risalenti al V secolo a.C. Sempre nella valle, molti archeologi e storici ipotizzano la presenza dell’abitato della fantomatica Artemisio, corredato da un tempio dedicato a Diana Facellina.

Con il problema iconoclastico, sorto in epoca bizantina, si definirono, ovviamente, due fazioni. Molti monaci basiliani contrari (devoti a San Basilio da Cesarea), a causa delle lotte, lasciarono l’Oriente, insediandosi nella zona del fiume Niceto. Essi inizialmente abitarono nelle vecchie grotte utilizzate come necropoli dai Sicani, per poi dare vita a due piccoli paesi. Con l’avvicinarsi della minaccia musulmana, i monaci edificarono un castello per la difesa, sul colle dove ora è posta Monforte. Questo castello formava, in quell’epoca, un quadrilatero con quelli di Taormina, del Monte Scuderi e della vicina Rometta. Proprio quest’ultimo fu l’ultimo fortilizio cristiano in Sicilia a cadere in mano agli arabi, nel 965. Lo storico Michele Amari non parla di Monforte, ma di Demona, famoso per la strenue difesa contro i Saraceni.
La Sicilia araba cedette il passo a quella normanna, nel 1051. Conquistata Rometta, una spedizione normanna, guidata dai conti Ruggero e Roberto di Altavilla, liberò Monforte. Grande fu l’entusiasmo popolare che li accolse. Questo momento felice della Storia rivive tutt’oggi nella festa di S. Agata, detta Katabba, durante la quale le campane si alternano con i tamburi (questi ultimi a rappresentare gli arabi), che ne caratterizzano i suoni dell’evento.
Liberi di professare la propria fede, i monaci basiliani della zona diedero vita a due monasteri (di S. Nicola e di S. Anna). Successivamente il re Ruggero (figlio del liberatore), nel 1131, donò vaste terre ad ambedue, ma ponendo la loro guida nelle mani del priore del monastero del SS. Salvatore di Messina.(che divenne, così, Archimandrita).  
Due documenti del 1104, riportano la denominazione di Monforte, per la prima volta. Uno lo chiama Montisfortis, mentre nel secondo, redatto dal geografo al-Idrisi, appella il paese come Munt da furt (cioè monte dei forti). L’eroica difesa dagli arabi, rivive quindi ancora nel nome.
Dai normanni fino agli angioini, il castello del paese ebbe una grande importanza strategica. Sia Federico II (svevo) che Carlo I d'Angiò (angioino) lo ritennero così importaqnte da mantenere il suo comando sotto la loro diretta gestione. Nel 1357, la famiglia Alagona fu investita della baronia di Monforte. In seguito, il feudo passò in possesso della famiglia Cruillas e venduto poi, nel 1405, al tesoriere del Regno, Nicolò Castagna. Con la morte di questi, il feudo passò di mano per più volte a diverse famiglie nobiliari, fino al 1596, quando ne entrò in possesso la famiglia dei Moncada, che lo tenne per diversi secoli. A Monforte Marina si può ammirare il loro palazzo di famiglia, comunque poco frequentato dagli stessi.

 
 

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