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 Il ficodindia dell'Etna (DOP)

Il ficodindia dell'Etna
Notizie storiche sulla pianta
La diffusione di una pianta infestante
La produzione DOP
Gli usi in cucina
La cultura del ficodindia
Adrano
Adrano dal medioevo ad oggi
La Torre normanna di Adrano
Biancavilla
Il teatro a Biancavilla ed in Sicilia
San Cono
Chiese a San Cono
 
     
  Video sul ficodindia
Video su Adrano e Biancavilla
 
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     IL FICODINDIA

      Il ficodindia, frutto americano,
  
si diffuse rapidamente in tutto il
   bacino del Mar Mediterraneo,
   divenendo parte del paesaggio.
   In Sicilia la sua presenza è divenuta
   quasi simbolica dell’isola stessa.
   Scopriamolo.

   

    San Cono

   
     
     

 

 

San Cono (CT), Chiesa dello Spirito Santo (o di S. Cono) (XVIII sec.)

Azotoliquido - 6 marzo2008

 
 




da Wikimedia Commons
 

   Il piccolo comune di San Cono (circa 2.800 abitanti) si trova nella parte occidentale della provincia di Catania, nella regione dei monti Erei. Situato in zona collinare, è quasi equidistante da comuni come Catania, Caltagirone, Gela, Enna e Ragusa. Avendo il territorio comunale una forma particolare, si usa dividerlo in due parti: San Cono superiore (sul monte San Marco) e San Cono inferiore (nelle contrade Piana e Albanisa).
Posto ad un'altitudine di 525 m s.l.m. media, presenta un classico clima mediterraneo, con pioggie concentrate per lo più nel periodo autunnale. Sul suo territorio non vi sono fiumi, ma diverse sorgenti (da trivellazioni) e due torrenti, Mira e Sefila, pressoché asciutti in estate.
Nella sua zona sono coltivati ortaggi, frutteti, mandorleti e vigneti. Tuttavia San Cono si distingue per la coltura intensiva del ficodindia, di cui è anche apprezzato esportatore.

Storia e leggende
Come è capitato a diversi comuni isolani, la sua fondazione è il frutto della decisione di un nobile siciliano. Il marchese Ottavio Trigona Bellotti lo fondò nel 1785. Ottenuta la licentia populandi, fece costruire una Chiesa, dedicata a San Cono Abate, e 60 case. Emise un editto dove vi era la promessa di avere all’insediamento una casa ed un piccolo  terreno da coltivare. L’editto ebbe fortuna soprattutto tra coloro che volevano cambiarsi la vita.

Sono state fatte diverse ipotesi sulla denominazione del paese e sul santo della cattedrale. Tra queste vi è quella di Padre Gesuita Ignazio Mario Piccolo, che presuppone che il feudo appartenesse anticamente alla famiglia dei Santapau, che era consanguinea del Santo. Anche lo storico Carlo Incudine sostiene l’identica tesi. Tuttavia, non vi sono documenti che lo comprovino.
Se gli studiosi non riescono a scoprire le origine dello strano toponimo, l’intelligenza popolare ha prodotto una leggenda a tale proposito:
Il marchese Trigona ricevette, un giorno, una visita di un monaco basiliano di Naso. Questo chiese (ed ottenne) una partita di frumento. Non avendo come pagare, il frate gli lasciò, come pegno, un prezioso anello. Con la promessa che sarebbe tornato per riscattarlo e sanare il debito. Dopo molto tempo, il marchese partì per il paese di Naso alla ricerca del monaco. Non solo non riuscì a trovarlo, ma nessuno disse di conoscerlo. Stava per fare ritorno a casa, deluso, quando su un muro di un convento, vide il frate dipintovi. Ma non era un frate, era l’effige di San Cono, morto cinque secoli prima. Convinto di aver conosciuto il Santo in un miracolo, il marchese Trigona decise di dar vita al comune e alla chiesa in suo onore.

 
 

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