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Mercati e mercatini storici in Sicilia

Le regole"del mercato"

    A PALERMO
Mercati palermitani: la Vucciria
Il mercato di Ballarò
Altri mercati storici palermitani
    A CATANIA
Mercati storici di Catania
La fiera del Lune
Catania ed i suoi mercatini

Altri mercatini in Sicilia

Video sui Mercati siciliani
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     MERCATI
IN SICILIA

          L’universo popolare e folcloristico
   
si racconta nei mercati siciliani. Dalla
    Vucciria al mercato di Ballarò a
    Palermo, dalla Pescheria alla Fiera
    del lune a Catania, si esprimono in
    un insieme di voci e vuciate assai
    caratteristico. E’ per questo fascino,
    che sono molto frequentati dai turisti
    stessi.

   

    Il mercato di Ballarò

     
     

 
   

Banchi di frutta a Ballarò

Alessandro Cataldo - 17 agosto 2007
Foto da Wikimedia Commons

 






 Un altro noto mercato storico di Palermo è quello di Ballarò. La sua area copre, nel quartiere dell’Albergheria, Piazza Casa Professa fino ai bastioni di corso Tukory, dirigendosi verso Porta Sant'Agata.
Analogamente a quello della Vucciria, vi si trovano frutta, ortaggi, verdure, carne e pesce. A differenziarlo è la presenza di primizie, frutta e verdura, provenienti dalle campagne circostanti Palermo.

La derivazione del nome
Sembra sia il mercato palermitano più antico in assoluto. A dimostrarlo sarebbe il suo stesso nome. Le sue numerose  derivazione hanno la fantasia della leggenda. Ballarò, infatti, deriverebbe da Bahlara, un antico villaggio posto nei dintorni di Monreale. Da qui giungevano i mercanti arabi che affollavano il mercato palermitano. Sempre legata al periodo arabo è la derivazione da Souk el Ballarak, che vuol dire in arabo “mercato degli specchi”. Altri studiosi, invece, fanno derivare la denominazione da Vallaraya,  che sarebbe stato, addirittura, il nome di un monarca indiano della lontana provincia del Deccan.
Un’altra etimologia ancora, ma più recente, lega il nome a quello di
Ferdinand Ballarò, capitano, nel 1400, del Re aragonese Ferdinando. In ultima, una derivazione che ha il sapore dell’ironia. Il nome proverebbe dalla famiglia Ballarò, esattori, per conto del re di Spagna, della tassa sui prodotti in vendita nello stesso  mercato palermitano.

Come tutti i mercati molto frequentati e affollati (in una moltitudine di bancarelle), le voci e le grida dei venditori lo caratterizzano. L’intonazione di questi ultimi è del tutto particolare e, soprattutto, i richiami sono gridati in palermitano, il che crea una “musica” unica (le cosiddette abbanniate). Estremamente suggestive, infatti, sono le cantilene (ogni venditore ha le sue), per attirare gli acquirenti, pubblicizzando la bontà ed il prezzo conveniente dei suoi prodotti.
Anche nel mercato di Ballarò è in vendita il ricchissimo cibo di strada, così tipico della città e della tradizione siciliana in genere. Vengono offerte ai passanti le classiche panelle (
a base di farina di ceci), i cazzilli (una specie di crocchette di patate), cipolle e verdure lesse, polpo, spruzzato di limone, le stigghiole e le quarume (fatte con le interiora di vitello).
Il nome Ballarò, oltre ad essere quello della nota trasmissione di Rai 3, è anche quello di un gruppo teatrale locale e di
una radio web di Palermo.

 
 

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