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SAVOCA E LA MUMMIFICAZIONE IN SICILIA.
Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
Bullet7blu.gif (869 byte) La collina di Pentefur.
Bullet7blu.gif (869 byte) La preziosa arte dei Normanni.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il periodo d’oro di Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) XVIII e XIX secolo. Inizia la decadenza.
Bullet7blu.gif (869 byte) Centro storico: i quartieri.
Bullet7blu.gif (869 byte) Centro storico: le chiese.

Bullet7blu.gif (869 byte) Centro storico: i palazzi nobiliari.
Bullet7blu.gif (869 byte) Delle strane rovine a Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) Feste giovani e feste antiche a Savoca.

Bullet7blu.gif (869 byte) La mummificazione artificiale:
gli egizi.

Bullet7blu.gif (869 byte) La mummificazione naturale.
 

Bullet7blu.gif (869 byte) Un prezioso ritardo.
Bullet7blu.gif (869 byte) Alcuni esempi di cripte siciliane.
Bullet7blu.gif (869 byte) Le Catacombe dei Cappuccini di Palermo.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il Convento dei Cappuccini di Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) La chiesa e la cripta del Convento
Bullet7blu.gif (869 byte) Savoca restaurata.

Bullet7blu.gif (869 byte) Video su Savoca.
Bullet7blu.gif (869 byte) Video sulle mummie siciliane.
  
 

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SAVOCA
    
    Come per il Barocco siciliano,
     i “ritardi” hanno prodotto un
     fenomeno esclusivamente
     isolano: quello delle mummie
     nelle cripte domenicane.
   
     Savoca restaurata.    
     
     

 
   

Mummie nelle Catacombe dei Cappuccini a Palermo

 

 






 

Come capita, purtroppo, spesso in Italia, bisogna fare i conti con dei “mostruosi geni” dell’arte. La notte fra il 7 e l’8 febbraio dei vandali si introdussero all’interno della cripta della Chiesa, dedicata a San Francesco d'Assisi, del Convento dei Cappuccini di Savoca. Quindici delle 17 mummie contenute nelle nicchie, vennero imbrattate di un colore ad olio verde, sia sulle mummie stesse, mani e volti, sia sui loro vestiti. Si verificò un danno, mai perpetrato prima, dalla difficile soluzione. L’etno-antropologo Mario Sergio Todesco (oggi direttore del Museo Silvo-pastorale di Mistretta), propose un intervento di restauro alla Sezione per i Beni Etno-antropologici della Sopraintendenza di Messina. Una delle mummie di Savoca era considerata, all’epoca, un Bene Culturale anomalo. Bisognava, come scrive lo stesso Todesco , far passare nel valore un simile bene culturale, legato alla vita e alla cultura umana della Sicilia dell’Ottocento.
La proposta fu accettata. Al restauro fu interessato il Dipartimento di Scienze Antropologiche Archeologiche e Storico-territoriali dell’Università di Torino, nella persona del prof. Renato Grilletto, antropologo fisico, consulente del Museo di Arte Egizia della città. L’intervento, come attestato dallo stesso professore, era, per le sue caratteristiche del tutto innovativo. Qualcosa del genere era stato tentato soltanto dalla locale Soprintendenza su alcuni corpi mummificati di nobili aragonesi, contenuti nella Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. Tale restauro aveva riguardato soprattutto i tessuti, sotto la direzione della Dottoressa Lucia Portoghesi, e da una indagine anatomo-patologa delle mummie, affidata ad un équipe sotto la direzione del Prof. Gino Fornaciari dell’Istituto di Anatomia e Istologia Patologica dell’Università di Pisa. Poiché non era mai stato eseguito un lavoro di restauro simile, si varò un progetto pilota che interessava una delle 15 mummie imbrattate. La scelta cadde su quella del Sacerdote don Marcello Procopio, morto il 7 gennaio del 1844, all’età di 70 anni, come iscritto nel Registro dei morti.
Era tra le mummie più devastate, e si scoperse come il colore era già penetrato nei pori del viso. Fu varato un piano di restauro riguardante:
“a) La rimozione della vernice con solvente adeguato o, dove la scabrosità delle parti interessate non lo consentisse, con pulitura meccanica al microscopio;
b) Il consolidamento ed il fissaggio della desquamazione delle parti;
c) Il trattamento conservativo della mummia con somministrazione di sostanze antimicotiche ed antiparassitarie e la sua eventuale conservazione entro vetrina protettiva.” (Mario Sergio Todesco)

Richiesta la consulenza tecnico-scientifica del Centro Regionale per la Progettazione ed il Restauro di Palermo, ebbe inizio l’operazione restaurativa. Già inizialmente, con i primi sopralluoghi, si constatò che l’intera cripta era interessata da parassiti di diverso tipo, che avevano in parte danneggiato le mummie. Si decise di procedere a disinfestazione e disinfettazione dell’ intera cripta.
Due anni dopo, ottenuto il finanziamento finale e le relative certificazioni, fu eseguito l’esame fisico sanitario delle mummie. Il Direttore della Sezione per i beni Naturali e Naturalistici presso il Centro, Dott. Giovanni Leto Barone, suggerì di effettuare la disinfettazione e la disinfestazione in particolare sulla mummia prescelta. Venne costruita una bara in legno a tenuta stagna per la mummia, che, introdotta al suo interno, venne interessata dall’opera di ripulitura dai parassiti. Fu anche trasferita in un’altra stanza del Convento. Dopo un periodo di tre settimane con disinfettanti aerei, iniziò l’opera vera e propria del restauro: affidata al Prof. Ernesto Geraci di Messina.

Il primo trattamento con solvente e bisturi, tra l’altro pericoloso per i tessuti, nonostante la competenza dei restauratori, non portò ad un risultato soddisfacente. Fu allora eseguito un intervento di “microsabbiatura” mai tentato prima su tessuti animali. E’ stato impiegato l’ossido di alluminio come elemento abrasivo ad una pressione massima di 1-1,5 atmosfere. Il risultato è stato esaltante: della vernice imbrattante non è rimasta traccia, impossibile riconoscere la zona ad occhio nudo precedentemente imbrattata.
Poiché la cripta non è stata interessata ancora completamente da un lavoro di sterilizzatura e restauro, si è deciso di conservare don Procopio nella cassa costruita appositamente. Al di sopra di essa è stata posizionata una lastra di vetro e posta all’interno della sua cripta. I turisti e i visitatori, possono rilevare la differenza con le altre mummie dopo il restauro e riflettere, magari,  sull’azione negativa e quella meravigliosamente positiva dell’uomo. Un motivo in più per visitare la famosa cripta di Savoca.

 

 
 

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