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Dal fresco al grattugiato, l’ampia scelta
dei formaggi siciliani

Oltre ai DOP e gli IGP,
anche i PAT

Il Caciocavallo
Il Ragusano DOP
Il Caciocavallo di Godrano
Il Pecorino siciliano DOP
Il Piacentino ennese DOP
La Tuma ed il Tumazzu
La Ricotta infornata
Il Maiorchino e la Provola
La Vastedda della Valle
del Belice DOP

La Vastedda palermitana

Video sui formaggi siciliani
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I FORMAGGI SICILIANI

      Dal latte di vacca, ovino e caprino,
   i massari siciliani, già ai tempi
   dei greci, hanno dato origine a mille
   varietà di formaggio. Lo spirito della
   tradizione ci ha tramandato alcune
   specialità esclusivamente siciliane,
   e per questo DOP. Il sapore della
   Sicilia, oggi, è a portata di tutti.

   

    Il Maiorchino e la Provola

   
     
     

 

 

La gara del Maiorchino a Novara di Sicilia

 

 
 




 

   In provincia di Messina tra i formaggi si distinguono il Maiorchino e la Provola dei Nebrodi.
Il primo è prodotto nella parte settentrionale dei Peloritani. Tra i comuni che lo realizzano vi sono: Santa Lucia del Mela, Novara di Sicilia, Basicò, Tripi, Mazzarrà Sant'Andrea, Fondachelli e Montalbano Elicona.

Per il momento, il Maiorchino rientra nei formaggi PAT (prodotti agroalimetari tradizionali). Tuttavia, si sta lavorando verso il riconoscimento DOP. Lo dimostra il fatto che è segnalato singolarmente nei PAT il Maiorchino di Novara di Sicilia. Nel comune si svolge la festa del maiorchino, una prova di abilità a far rotolare lungo le strade del paese le forme del formaggio, che si aggirano sui 10/12 chili l’una circa, con un diametro di 35 cm.

La crosta della forma è di colore ambrato, a volte marrone, mentre l’interno è giallo paglierino, con una pasta consistente e compatta. Anche se prodotto con latte di pecora, il suo gusto è delicato. Aumentandone la stagionatura la colorazione del formaggio si scurisce ed il gusto tende leggermente al piccante.

La lavorazione
Anche la lavorazione del Maiorchino segue regole antiche e tradizionali.
La procedura inizia con il coagulazione a 39°C del latte con caglio di agnello o capretto. Rotta la cagliata si porta il liquido a circa 60°C, Indi la cagliata viene posta nella garbua (una fascera) messa su un piano orizzontale, detto mastrello. Per ottenere una spurgatura maggiore, la pasta viene bucherellata con il minacino (un'asta di legno). Successivamente, al momento opportuno, avviene la pressatura nella fascera di legno. L’indomani, tolte le forme dalle fascere, si pongono su uno scaffale di legno. Due giorni dopo inizia la salatura con sale marino grosso, che può durare anche un mese.
Durante la stagionatura, per i primi due mesi le forme di Maiorchino vengono pulite e rivoltate. Dal terzo mese inizia il trattamento con olio d’oliva siciliano, fino all’ottavo mese di stagionatura, quando la procedura si ritiene conclusa. In alcuni casi, si registrano stagionature maggiori degli otto mesi. Essendo la lavorazione tradizionale, molto spesso la stagionatura avviene negli interrati di antiche case in pietra.

La Provola dei Nebrodi
A poca distanza, andando verso ovest, si incontrano i Nebrodi. L’area è protetta dal Parco dei Nebrodi e conta parecchi piccoli comuni, soprattutto nella zona montana. La loro attività e relazione nella storia ha creato un’isola autosufficiente. In questo quadro si pone la famosa Provola dei Nebrodi. Le dimensioni di questa variano tra 4-5 chilogrammi. Può cambiare la durata della stagionatura e, a volte, anche affumicata.
Tra le curiose varianti della provola esistono quelle con un cuore interno. La provola può contenere un limone, oppure una noce di burro.
Tutti i comuni nebroidei sono produttori  della tipica provola. I comuni, tra gli altri, sono: Capizzi, Basicò Ucria, Montalbano Elicona, Mistretta, Patti, Castell'Umberto, San Teodoro, San Fratello, Cesarò, Castel di Lucio, Alcara Li Fusi. Alcuni di questi organizzano delle sagre della provola, come Basicò (il 19 agosto) e Castel di Lucio (il 17 agosto).

 
 
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