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LA REGGIA DEI NORMANNI E LA CAPPELLA PALATINA
Introduzione   Il cantiere aperto
Ruggero II   Le bugie del tempo
Guglielmo I   I Bizantini
La Cappella Palatina   I Normanni
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    La Reggia dei Normanni
    e la Cappella Palatina 

    Le scelte discutibili nel
   completamento
   della Cappella Palatina
 

Per saperne di più  

 
   
 
     La Cappella Palatina    
     
     

 
 

Leone. Mosaico nella Cappella Palatina del Palazzo dei Normanni a Palermo.
 

Foto di Giovanni Dall'Orto -  28 Settembre 2006
 
 


 

da Wikimedia Commons

 
Quando Guglielmo va al potere, alla morte del padre, molti sono i problemi ereditati, tra questi c'è il completamento della Reggia e, soprattutto, c'è il completamento della Cappella Palatina, nonostante siano già molti che la magnificano, anche se non ultimata. Completare qualcosa già di incredibilmente bello significa che ci si espone ad errori e critiche. Si può solo sbagliare. E Guglielmo sbaglia. In eredità si trova qualcosa al tempo stesso legata alla tradizione e contemporaneamente innovativa. La Reggia è nell'architettura legata alla tradizione araba e decorativamente legata a quella bizantina. L'impostazione della Cappella è scontata: due assi prospettici a croce bizantina, che già Ruggero ha cambiata in croce latina, con due assi narrativi, l'asse religioso cristiano con il Pantocratore come fulcro e l'asse della mitologia orientale, persiana,  come abbiamo già definito, con le danzatrici, i suonatori di liuto, i cantastorie e gli innumerevoli bevitori distribuiti per ogni dove nel grande soffitto ligneo tra pavoni, cammelli e fantastiche fiere. Tutto è già, anche se ancora non completato, concluso, perfettamente armonico, l'armonia, appunto bizantina. Tutti ne tessono le lodi, è perfetta, i mosaici semplicemente meravigliosi. C'è nell'opera una straordinarietà che si trova già nella chiesa di Cefalù e di Monreale, le cui nanovalanze materiali e artistiche sono state chiamate a Palermo proprio per realizzare la Cappella. E' tutto perfetto e concluso, anche se... la cappella non è conclusa per niente. Guglielmo si trova davanti un capolavoro, ne più ne meno. Può fare solo una cosa: sbagliare, come detto. E Guglielmo sbaglia. Nel tentativo d'assere all'altezza dell'opera ereditata, iniziata dal padre, aggiunge un terzo asse prospettico, quello dinastico, e tutto diventa confuso, artisticamente non risolto. Trasforma un equilibrio semplice e tradizionale in un equilibrio che potremmo definire asimmetrico, dinamico, modernissimo. Ma siccome sta intervenendo nel XII secolo su un opera bizantina è solo, e può essere solo, un enorme sbaglio. Sono narrazioni, decorativamente parlando, che unite non possono ingenerare che uno stridente contrasto. Quello che si porta al termine forse andava ripensato prima. Questa è, se volete, una bocciatura critica, ma di fronte alla storia, all'enormità della bellezza creata può essere perdonato, perchè la storia non commette mai errori, perchè nel tempo la volontà dei singoli, anche se Re, scompare di fronte alla qualità sedimentata, prodotta dal tempo nel tempo. La Cappella Palatina è un opera d'arte, che verrà, come adesso vedremo, più volte manomessa, corretta, mutata, “restaurata”. E' il destino di tutto quello che ha a che fare con la storia “viva”.
 
 
 

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