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LA REGGIA DEI NORMANNI E LA CAPPELLA PALATINA
Introduzione   Il cantiere aperto
Ruggero II   Le bugie del tempo
Guglielmo I   I Bizantini
La Cappella Palatina   I Normanni
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    La Reggia dei Normanni
    e la Cappella Palatina 

    Il pluralismo etnico e linguistico
   del nuovo stato.
 

Per saperne di più  

 
   
 
     Ruggero II    
     
     

 
 
La Capella Palatina a Palermo, Sicilia

 

Urban - Agosto 2005

 

 
 
 

da Wikimedia Commons

 

La storia ci insegna che da un gran male può nascere un grande bene e, viceversa, da un grande bene può nascere un grande male. Così nessuno poteva aspettarsi che alla conquista della Sicilia da parte dei Normanni, crudele e violenta, un vichingo doc, come Ruggero II, potesse trasformarsi in uno statista saggio e conciliante, dalla visione lungimirante e foriera di una cultura nuova dalle grandi trasformazioni.
Dopo la conquista Ruggero fu a sua volta conquistato dalla cultura araba e bizantina che in tutti i settori permeava il luogo, dalle tradizioni della amministrazione pubblica, la vita sociale fino all'architettura e all'arte. Ruggero II intuì che magnificenza e spet
tacolo erano nel Meridione attributi inseparabili del potere, che la stessa organizzazione della Corte era organizzata con poteri e ruoli dettati come, ad esempio, come nelle cariche di corte che prevedevano a fianco.all'emiro degli emiri ed all'ammiraglio il logoteta ed il protocamerario, ma anche il sénechal ed il connestabile. Ruggero poteva con la spada cancellare tutto ed imporre la sua cultura del Nord, invece finì per costruire uno stato tutto nuovo, caratterizzato dal pluralismo etnico e linguistico.

Così il castello che iniziò a costruire a Palermo ( ci sono per questo documenti che lo attestano, al di là dei racconti stessi della tradizione), con tanto di torri difensive, in funzione di possibili attacchi da terra, che era in tutto e per tutto un tradizionale castello normanno come quelli che si trovavano in Francia e Inghilterra sulla Manica, piano piano si trasformò in un possibile Palazzo arabo ( come quello, ad esempio, del Castello di Al Manar della Qal'a hammadita, in Tunisia). Al suo interno Ruggero volle, altresì, che fosse foderato di preziosi mosaici bizantini e delle loro tradizioni cristiane, artistiche e favolistiche. Ma non basta, perchè all'interno del Palazzo vi erano ambienti per la residenza del Re e della corte, ma anche mercanti e produttori tessili siciliani, e cioè quella “industria di stato”, che realizzava i panni più pregiati per l'Europa; di cui rimane testimonianza ovunque nel continente; a Vienna si può vedere, tra gli altri, lo stesso mantello di Ruggero del 1133, ove è ricamato su fondo rosso scuro l'assalto di due leoni a due cammelli.

Così un normalissimo castello si trasformò nella visione lungimitante e tollerante di Ruggero in quella che a ragione oggi si chiama ancora: Reggia dei Normanni.

Ciononostante la storia, come dimostra spesso, non permise che il Re concludesse l'opera iniziata: Ruggero II morì nel 1154 che ancora molto era da fare nel Palazzo da lui voluto.

 
 
 

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