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Bronte e i suoi pistacchi DOP

Introduzione
Carlo V crea Bronte
Il Castello di Nelson: le origini
Il Castello di Nelson: la donazione
I fatti di Bronte: la rivolta
I fatti di Bronte: Nino Bixio
Testi storici sui fatti di Bronte
"L'oro verde" di Bronte
L'albero del pistacchio
Il Parco dell'Etna
Il Parco dei Nebrodi

Video su Bronte
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BRONTE

      Si fa tanto parlare delle
   produzioni d’eccellenza italiane.
   Il pistacchio DOP (
a Denominazione
   di origine protetta
) di Bronte è
   senz’altro una di queste.
   La cittadina etnea nella produzione
   dei pistacchi si confronta con il
   mondo intero.

   

    I fatti di Bronte: Nino Bixio

   
     
     

 

 

Ritratto di Nino Bixio

 

 
 





da Wikimedia Commons
 

   Alle notizie che pervenivano da Bronte, il Comitato di guerra, voluto da Garibaldi e Crispi, decise di inviare un battaglione di garibaldini,  capitanato  da Nino Bixio, per riportare l’ordine nel paese. Alcuni studiosi, tra cui Gigi Di Fiore in Controstoria dell'unità d'Italia, ritengono che proprio la presenza nel paese della Ducea di Nelson, di proprietà della famiglia dell’ammiraglio inglese, e gli interessi britannici anche nell’ampio latifondo ad essa legata, fu il vero motivo della spedizione militare per tutelare proprio quegli interessi. Gli inglesi, infatti, garantivano politicamente, che nessun paese europeo intervenisse contro la spedizione dei Mille in difesa degli interessi borbonici. Aveva garantito, tra l’altro, lo sbarco tranquillo a Marsala dei garibaldini, contro due navi da guerra borboniche, che incrociavano proprio in quelle acque.
Esisteva, inoltre, un’opinione pubblica europea che seguiva sui giornali ogni giorno le notizie provenienti dalla Sicilia proprio sull’impresa garibaldina.

All’arrivo delle truppe di Bixio, molti scapparono, altri iniziarono ad accusare i propri avversari politici o personali: comunque sia, la confusione era generale.
Fu organizzato velocemente un tribunale di guerra e in quattro ore furono giudicate circa 150 persone. Alla fine vennero condannate cinque brontolesi alla pena di morte. Per primo l'avvocato Nicolò Lombardo, colpevole di essere stato indicato come nuovo sindaco dagli insorti. Gli altri quattro furono: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri e Nunzio Samperi. Il giorno seguente, all’alba (era il 10 agosto), i cinque, portati nella piazzetta antistante il convento di Santo Vito, vennero fucilati e i loro corpi lasciati insepolti come monito per la popolazione.
Successive analisi storiche hanno appurato la totale estraneità dai fatti dell’avvocato Nicolò Lombardo, colpevole d’essere stato nominato sindaco nel caos dell’insurrezione (e che non era fuggito proprio perché del tutto innocente). Si è appurato anche che Nunzio Ciraldo Fraiunco era un malato di mente, che nei giorni della rivolta percorreva il villaggio cantando e suonando una trombetta. Il caso volle che dopo la prima scarica di fucileria del plotone d’esecuzione, proprio lui rimase vivo. Gridando in un miracolo della Madonna Addolorata, il povero Ciraldo si buttò in ginocchio piangendo davanti a Nino Bixio, e gli chiese la grazia. Bixio lo uccise freddamente con un colpo di pistola alla testa.

Nella raccolta Novelle rusticane, nella novella Libertà, Giovanni Verga racconta dell’eccidio, trasponendo e modificando  i fatti (secondo l’interpretazione di Sciascia). Marcando le responsabilità dei rivoltosi, rivalutò l’intervento di Nino Bixio. “Lo scemo del villaggio” nel racconto diviene il “nano del villaggio”, forse per attutire la gravità dell’eccidio di un malato di mente, colpevole solo di essere tale.

 
 

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