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  La Sicilia nella Preistoria
 
 
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    SICILIA ANTICA
   Dal mito alla storia, analizziamo le
   civiltà d'origine che convivevano nel
   tempo antico in Sicilia: dalla
   preistoria alle colonie greche e
   cartaginesi.
 

Per saperne di più  

   
 
   Sicilia: l'origine del nome    
     
     

 
 
 

La Sicilia Trinacria

 

2005



 

da Wikimedia Commons

 
 

Come è facile osservare la Sicilia ha geograficamente forma di triangolo. Questa sua conformazione le valse l'antico nome di Trinàcria

(greco Trinakría; latino Trinacria), con esplicito riferimento alle sue tre cuspidi, rappresentate dagli odierni Capo Boeo (o Lilibeo) a W, Punta del Faro (o capo Peloro)) a NE e Capo Isola delle Correnti a SE.

Il nome di  Trinàcria fu utilizzato da Omero nell’Odissea, ma anche dagli storici Antioco da Siracusa, Timeo da Taormina e dallo stesso Tucidide.

I Romani invece tradussero il nome Trinacria in Trìquetra, che significa appunto «triangolare».

La Sicilia fu indicata nell’antichità anche come «l’isola del Sole». Il simbolo dell’Isola rappresenta, infatti, un volto attorniato da raggi solari.

Dal VII secolo avanti Cristo il volto fu circondato da tre gambe, che pur simulando i raggi del sole, rappresentano verosimilmente i tre punti estremi dell’Isola.

In periodo romano, invece, per indicare la fertilità dell’Isola furono aggiunte delle spighe, come è possibile notare nei mosaici romani di Marsala e di Tindari. A questo proposito varrebbe ricordare il mito di Cerere, dea delle messi, e il ratto di Proserpina.

In realtà però, fin dall’inizio, il volto assunse un riferimento alla Gorgone anguicrinita  (cioè dalle chiome fatte o intrecciate di serpi), questo probabilmente al fine di incutere terrore ai nemici.

La  Gòrgone o Gorgóne per eccellenza è Medusa. In effetti con il nome di Gorgone la mitologia greca indicava  ciascuna delle tre sorelle (Steno, Euriale e appunto Medusa) figlie di Forco e Ceto.

Si racconta che avessero ali d'oro, mani artigliate di bronzo, zanne di cinghiale, serpenti al posto dei capelli. Caravaggio, infatti,  rappresenta Medusa con la testa anguicrinita.

Le tre sorelle pietrificavano chiunque le fissasse negli occhi. Tuttavia Medusa, l’unica fra di loro ad essere mortale, venne uccisa con scaltrezza da Perseo.

Raccontare eventualmente l’avventura di Perseo.

Proviamo a spiegare il termine « Sicilia », che, fin all'antichità classica, prese il posto di Trinàcria  e anche di Sicània (cioè terra dei Sicani, fra i primi abitatori dell’Isola). In realtà il termine « Sicilia », in età medievale, non designò soltanto l’Isola, ma fu esteso anche alla penisola per indicare i domini normanno-svevi, dell'Italia meridionale. Secondo il grammatico latino Marco Terenzio Varrone, il termine « Sicilia » deriverebbe dalla voce italica sica che sta ad indicare la falce. Pertanto «Sicilia » significherebbe «terra di falciatori», questo perché  i Romani consideravano la Sicilia come la regione più ricca di grano per approvvigionare  Roma. Occorre tuttavia far notare che il termine «Sicilia» è anteriore alla dominazione romana, che cominciò nell’isola solo dal 264 a.C. Di qui si possono avanzare differenti interpretazioni del toponimo (in linguistica e geografia, il toponimo è il nome proprio di un luogo, dal greco tópos 'luogo').
 

Il nome «Sicilia» deriva in realtà da sik, termine di radice indo-germanica che  sta a denotare l’ingrossamento e la crescita.  Nella lingua greca questa radice è usata per individuare certi frutti che si sviluppano rapidamente come il fico (siké) o la zucca (sikùs). Quindi Sicilia significherebbe  «terra della fecondità, isola della fertilità».

In periodo bizantino (secc. VI – IX) si credette che il nome «Sicilia» derivasse dall’unione di due termini greci ( siké ed elaia), che denotavano due piante tipiche dell’isola:  il fico e l’olivo.

Abbiamo detto che la Sicilia fu, sin dall’antichità, legata al mito del dio Sole. Più precisamente lo storico catanese Santi Correnti (al cui testo faremo principalmente riferimento nel corso di queste lezioni) ricorda che una parte della Sicilia,  esattamente il litorale jonico che va da Taormina verso Messina, si chiamò «Vitulia», perché vi erano allevati i vitelli dedicati al dio Sole, di cui era sacrilegio cibarsi. 

Dobbiamo, a questo proposito, ricordare il Primo libro dell’Odissea, quando Omero narra che tutti i compagni di Ulisse morirono per essersi cibati delle carni sacre dei vitelli.

A riprova dell’antica designazione geografica del litorale ionico, Correnti precisa che l’unico degli 8100 Comuni  italiani, denominato «Itala», è ubicato proprio in provincia di Messina,  laddove gli antichi indicavano la «Vitulia».

Vale ancora far notare che il termine «Vitulia», una volta oltrepassato lo Stretto di Messina si mutò in «Italia» (dando il nome alla nostra Nazione), sostituendo progressivamente lungo la Penisola, a partire dalla Calabria, i termini di Esperia, Ausonia, Vulcania, Nettunia, Saturnia ed Enotria.

 
 
 
 

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2009