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  La Sicilia greca occidentale
  
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1/2
    LA SICILIA E LA
    COLONIZZAZIONE GRECA

   I resti archeologici di città lontane
   nel tempo ci parlano di una antica
   cultura e di un dimenticato splendore
 

Per saperne di più  

 
   
 
    Introduzione    
     
     

 
 
 

La statua del cosiddetto "Efebo di Agrigento", statua greca del secolo
V avanti Cristo, conservata nel Museo archeologico nazionale di Agrigento.


 

Clemensfranz - 24 Maggio 2006

 


 
da Wikimedia Commons

 
 

Sicani, siculi, elimi, fenici, tutte popolazioni presenti in Sicilia dai tempi del mito, cioè della memoria orale. Si pensa che con l'arrivo dei greci nel VIII secolo a. C. parta la memoria storica nell'isola. In realtà i greci già da molto tempo frequentavano e abitavano l'isola, come ad esempio i coloni micenei. La stessa “narrazione storica” della civiltà greca inizia solo dalla seconda metà del V secolo avanti Cristo. Così la stessa colonizzazione dei greci e la realtà precedente fa parte del Mito, come la stessa guerra di Troia, affollata di Dei ed eroi, di superuomini che grazie alla volontà degli Dei, nel destino a loro riservato “scoprono” la Sicilia come un mondo prima sconosciuto, poi terra di colonizzazione e di trasformazione dovuta alla superiorità della loro cultura.

Si era nei decenni finali dell' ottavo secolo a. C. , si racconta che Teocle, greco della città di Atene, trovandosi a navigare in acque siciliane, fu sbattuto da una tempesta sulla spiaggia di Taormina.

Colpito dalla bellezza e dalla fertilità: del luogo, ma anche dalla poca consistenza numerica della popolazione locale, tornato in patria, senza grosse difficoltà e soprattutto senza perdere gran tempo,
trovò uomini e navi disposti a salpare alla volta della Sicilia. Approdato, quindi, nel luogo occasionalmente conosciuto, vi fondò la colonia a cui venne dato il nome di Naxos, forse in ricordo
della omonima isola egea.

Al di là del Mito, un'inquadramento più ampio può aiutarci a capire concretamente la realtà della storia stessa di quel periodo. La madrepatria dei coloni era tuttaltro che un luogo di ricchezze e di una cultura evoluta. La Grecia era caratterizzata da molti svantaggi e povertà economiche:

le pianure erano relativamente rare, spesso acquitrinose;
le montagne brulle, aride e pietrose;
i corsi d’acqua magri e con portata assai irregolare;
i boschi scarsi;
le risorse minerarie pressoché inesistenti;
il territorio era frastagliato e sparso.

La colonizzazione a quei tempi era solo agraria: i coloni partivano con la prospettiva di sbarcare su coste ampie e fertili, acquisire, tramite sorteggio, un lotto di terra da coltivare e fondare una città che permettesse di commercializzare i prodotti ottenuti dai raccolti agricoli.
Con questi obiettivi i greci, nel VIII, il VII e il VI secolo a. C. , inizziarono a spargersi per tutto il mediterraneo, sia occidentale che orientale. I Corinzi seguirono i Calcidesi, che furono i primi, e a questi tennero dietro anche i Megaresi. Tutte le aree colonizzate erano sulla costa, le stesse coste siciliane lo confermano arricchendosi di città in gran numero.(Naxoa, Leontini, Catania, Messina e Imera) Lo stesso avvenne nel meridione italiano, ( Ischia, Gaeta e Cuma, che successivamente fondò Napoli) quello francese e le coste spagnole, balcaniche e libiche. Lo stesso destino ebbero le coste del mediterraneo orientale, tanto che gli stessi Greci d’Asia, vale a dire i Sami e i Focesi, finirono, nel gioco delle colonizzazioni incrociate, per spingersi oltre la stessa Gibilterra.

 
 
 
   

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