17/25
I BORBONE E IL REGNO DELLE DUE SICILIE.
Bullet7blu.gif (869 byte) L'origine della dinastia dei Borbone.
Bullet7blu.gif (869 byte) Le ramificazioni dei Borbone.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il dispotismo illuminato
di Carlo e Ferdinando.

Bullet7blu.gif (869 byte) Ferdinando IV e il periodo napoleonico.
Bullet7blu.gif (869 byte) La Sicilia e la Costituzione
di tipo inglese.

Bullet7blu.gif (869 byte) La dura logica del Congresso
di Vienna.

Bullet7blu.gif (869 byte) Nasce i
l Regno delle Due Sicilie.
Bullet7blu.gif (869 byte) "Viva Palermo e Santa Rosalia!".
Bullet7blu.gif (869 byte) Due Costituzioni e una guerra civile.
Bullet7blu.gif (869 byte)
Il Congresso di Lubiana azzera tutto.
Bullet7blu.gif (869 byte) Politica e colera fanno conto unico.
Bullet7blu.gif (869 byte) La Rivoluzione del '48 arriva da lontano.
Bullet7blu.gif (869 byte) Il '48 nasce proprio in Sicilia.

 

Bullet7blu.gif (869 byte) Corsi e ricorsi dei moti
del '48.

Bullet7blu.gif (869 byte) Termina la bella libertà
del '48.

Bullet7blu.gif (869 byte) Il buon governo e le insurrezioni.
Bullet7blu.gif (869 byte) I tempi ormai maturi e "Franceschiello".
Bullet7blu.gif (869 byte) L'avventura inizia a Quarto.
Bullet7blu.gif (869 byte) Garibaldi e il diversivo di Corleone.
Bullet7blu.gif (869 byte) L'intera Sicilia viene liberata.
Bullet7blu.gif (869 byte) A Teano ha fine l'impresa
dei Mille.

Bullet7blu.gif (869 byte) Nasce l'Italia unita.
Bullet7blu.gif (869 byte) I primati nel deserto.

Bullet7blu.gif (869 byte) Video sul Regno delle Due Sicilie.
Bullet7blu.gif (869 byte) Video
sulla Spedizione dei Mille. 
Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte) INDIETRO


   
   
     
       LA SICILIA BORBONICA
 
    
   "...E la vostra vittoria ha mutato
     le sorti italiane. (Tanto i vostri
     fatti sono connessi con quelli
     della Penisola)..."

   
  (lettera ai siciliani di Giuseppe
     Mazzini, 1848)
 

 

   
     I tempi ormai maturi e
     “Franceschiello”.
   
     
     

 
 
 
Re Francesco II di Borbone, ultimo Re del Regno
delle Due Sicilie.
Foto di Pierre Petit (1832-1909)


 

 
 



da Wikimedia Commons

 

Dopo la Guerra di Crimea, la pubblicazione sul «Morning Post» delle Lettere siciliane di Giovanni Raffaele, che trattavano degli orrori delle prigioni borboniche,  e che avevano scandalizzato l’opinione pubblica inglese, Francia e Inghilterra, nell’ottobre del 1856, esortarono alla moderazione Ferdinando II, ma dopo aver ricevuto una brusca risposta  ruppero i rapporti diplomatici con Il Regno delle Due Sicilie. Un paio di mesi dopo, l’8 dicembre 1856, Ferdinando II, fu oggetto di un’attentato da parte del soldato calabrese Agesilao Milano. Salvatosi spinse per la soppressione di qualunque forma sovversiva. Ma se il “Re bomba” si era salvato miracolosamente nel ’56, a maggio del 1859 morì sul serio. Gli successe Francesco II, il «seminarista vestito da generale», che la gente chiamò ironicamente «Franceschiello». Francesco, di carattere mite, ebbe la colpa di non riuscire a rompere l'isolamento politico in Europa del Regno delle Due Sicilie, così fatalmente assistette alla sua dissoluzione. Egli cercò di presentarsi ai siciliani con un volto meno truce e intransigente, tanto che, il 2 giugno 1859, richiamò il vecchio generale Filangieri alla direzione del governo di Sicilia, il quale ripropose nell’isola la sua politica di conciliazione. Ma i tempi erano mutati. Il 16 giugno 1859, Francesco II emanò l’atto di clemenza verso i fuoriusciti siciliani, che però non ebbe risultati, perché i patrioti preferirono rimanere in esilio. Lo stesso Filangieri. accortosi che i suoi atti cadevano nel vuoto, dopo poco rassegnò le dimissioni, andandosene
Intanto giungevano in Sicilia le notizie sull’andamento, stavolta positivo, della seconda Guerra d’Indipendenza. I siciliani festeggiarono l’avvenuta vittoria di San Martino e Solferino, nonostante il pugno duro del Maniscalco e delle forze di polizia da lui dirette. Poiché i siciliani non potevano certo gridare “Viva l’Italia!”, presero l’abitudine di urlare “Viva la càlia!” ( cioè «Viva i ceci tostati!»). Nascostamente furono riorganizzati i comitati rivoluzionari. Il Crispi, dopo Messina, Catania e Siracusa, si recò a Palermo e In una riunione ai vertici, si decise di insorgere il 4 ottobre, (giorno dell’onomastico di Francesco II). Ma non tutto era ancora pronto e il tentativo insurrezionale fu rinviato. La notizia della fine improvvisa della guerra d’indipendenza (con armistizio di Villafranca), fu come una doccia fredda per i siciliani. Ma ormai i tempi erano maturi, manifesti e volantini giravano comunemente tra la gente (recanti consigli e incoraggiamenti). Lo stesso Mazzini, con una lettera del 2 marzo 1860, incitò i siciliani a prepararsi alla rivolta. E, intanto, si diffuse la notizia del prossimo arrivo di Garibaldi, motivando ancora di più la popolazione. Si formarono gruppi di patrioti sui monti vicino Palermo, mentre si operava il rinserro dei ranghi dei gruppi rivoluzionari, sotto la presidenza del vecchio barone Casimiro Pisani.

Si decise la rivolta per  il 4 aprile 1860, partendo dal convento palermitano della Gancia. Un delatore scombinò i piani: la polizia intervenne inaspettatamente circondando l’edificio e dando battaglia con gli insorti. In tutta la Sicilia vi furono arresti e scontri. Poteva essere la fine, invece fu l’inizio. I due patrioti Rosolino Pilo e Giovanni Corrao, il 10 aprile, tornati in Sicilia e trovatala in un completo stato di agitazione, scrissero subito a Garibaldi che l’ora era quella giusta e la popolazione pronta. Per loro opera i gruppi rivoluzionari non si dispersero. Ora si attendeva l’arrivo del generale Garibaldi.
Il 5 maggio 1860 il generale e i suoi Mille partirono da Quarto (Genova) alla volta della Sicilia.

 

 
 

HOME