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 Bullet7blu.gif (869 byte) Messina e il suo "Genius loci"
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 Idee da concretizzare
  
PROPOSTA PER L'ISTITUZIONE DI UN MUSEO
  COMUNALE DELLE MACHINE FESTIVE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Il cammello    
     
     

Testo di Mario Sergio Todesco


 

 
Il Cammello dinanzi al Municipio di Messina
 
foto Giangabriele Fiorentino



 







 
Non si può parlare dei giganti messinesi senza richiamare alla memoria l’ultima machina festiva di questa rassegna, ossia il Cammello, che delle due statue equestri costituiva una sorta di appendice. Era, questo, costituito "da una leggera ossatura di legno sulla quale si adattava una pelle completa di dromedario. Sotto l’ossatura erano i due facchini, le gambe dei quali - visibili - erano ricoperti dalla pelle predetta. Tra i due portatori era legato un sacco dove si riponeva il ricavato della visita ai rioni della città. Attorno al Cammello erano un suonatore di cornamusa ed altri fanciulli mascherati, come ce li presentano antiche stampe. Costoro andavano, dice il Buonfiglio, in maschera giuocando e bagordando, ed il giuoco ed il bagordo - chiarisce Giuseppe Pitrè - era una successione di movimenti, di smorfie, di dinoccolamenti, di corse, di salti che il Cammello - o meglio gli uomini camuffati da cammello - andava facendo per le piazze e per le strade" (G. La Corte Cailler). Sulle origini di questa usanza sono state avanzate alcune ipotesi. Il Buonfiglio, cronista secentesco, sostiene che si tratti di una popolare celebrazione "della vittoria ottenuta dal Conte Ruggero, il quale fugati i Mori, entrò trionfalmente a Messina con i suoi soldati bagordando, e coi cammelli barbareschi carichi di spoglie".
"Scena abissina", la chiama Pitrè, e con il consueto acume la mette in relazione con l’analoga pantomima del Serpente di Butera, ‘u sirpintazzu che sfila per le strade del paese durante la festa di S. Rocco. Altro cammello rituale lo si trova tutt’oggi nella festa di S. Onofrio, a Casalvecchio Siculo come pure nel comprensorio calabrese, segnatamente a S. Costantino di Briatico. Il ruolo di tali particolari figurazioni, al di là della funzione spettacolare e vagamente totemica di cui esse sono investite, rinvia ad una gestione squisitamente popolare della festa, attraverso la messa in opera di rituali mediante i quali è possibile lecitamente procedere ad un esproprio di beni. La strana effigie del cammello insomma si configura, nelle sue modalità fruitive tradizionali, come machina esemplare atta a porre in essere rituali di disordine controllato, aventi come punto di forza la temporanea ridistribuzione dei ruoli e dei beni che, semel in anno, possono essere assegnati in modo differente che nella realtà ordinaria.
 
 

       

 

 

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