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 Bullet7blu.gif (869 byte) Messina e il suo "Genius loci"
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 Idee da concretizzare
  
PROPOSTA PER L'ISTITUZIONE DI UN MUSEO
  COMUNALE DELLE MACHINE FESTIVE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  I giganti "Mata e Grifone"    
     
     

Testo di Mario Sergio Todesco


 

 
Cartolina edita dal Comune di Messina in occasione dell'inaugurazione del Duomo ricostruito (Mezzagosto 1929)

 
 

 


 
 

Sulle origini dei due giganti Mata e Grifone sono state avanzate numerose ipotesi, alcune suggestive ma destinate a rimanere tali in assenza di puntuali riscontri storici e d’archivio. Secondo l’erudito La Corte Cailler "pel buon popolo messinese sono, da secoli, i fondatori della città ed anche i geni tutelari della stessa, come scrisse il Pitrè... Ed effettivamente nacquero in assai lontana età i due colossi, poiché durante i rifacimenti di oggi (scriveva La Corte nel 1926) sul petto del Gigante si sono notati tre medaglioni, che prima nessuno aveva osservato, uno dei quali risale certamente al XIII secolo mentre gli altri due sono dei secoli susseguenti. La Gigantessa venne rifatta completamente dopo il terremoto del 1783 ( dallo scultore Santi Siracusa, n.d.c. ), essendo andata distrutta l’antica, ma la statua di Grifone è certamente della seconda metà del secolo XVI, quando la costruì Martino Montanini, fiorentino (1560), con la testa e le braccia mobili, che nel 1581 vennero fissate, e forse rifatte, sul disegno precedente, da Andrea Calamecca da Carrara". I Giganti, che come la Vara sono stati alcuni anni fa restaurati a cura dell’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali, hanno avuto anch’essi una storia movimentata. Si sa con certezza, ad esempio, che solo nel 1723 essi presero l’attuale posizione equestre, mentre in passato non avevano forma stabile ma venivano di volta in volta montati e vestiti per l’occasione e, dopo il trasporto, smontati e spogliati, ridotti alle parti essenziali, cioè i personaggi lignei di Mata e Grifone e le teste dei cavalli. Tale tipologia originaria li rende maggiormente accostabili ad altri consimili giganti concepiti in aree influenzate dall’orbita culturale messinese, che probabilmente sono stati modellati sui Giganti di Messina, ad esempio i Giganti di Mistretta nonché quelli di Palmi e quelli di Seminara in Calabria. L’ideologia complessiva di questi gruppi statuari può essere ricondotta da un lato ad esigenze di patriottismo municipalistico, molto sentite nel ’500 quando le città facevano a gara per dimostrare la propria antichità attraverso l’esibizione di ciclopici resti ossei, rinvenuti durante scavi ed attribuiti ad ipotetici giganti, primi abitatori del sito; d’altro canto le modalità di messa in opera e le dinamiche di fruizione, squisitamente popolari, dei due Colossi, mostrano senza ombra di dubbio che anche questa particolarissima machina festiva ha subìto nel corso dei secoli una serie di trasformazioni ideologiche che ne hanno in parte modificato il senso. Ciò che di fatto rimane della tradizione dei due giganti è il loro uso processionale che ne lascia trapelare, qualunque ne sia stata l’origine, la successiva plasmazione popolare determinatasi probabilmente a partire dalla fine del XVIII o dagli inizi del XIX secolo.

 
 

       

 

 

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