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 Bullet7blu.gif (869 byte) Messina e il suo "Genius loci"
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 Idee da concretizzare
  
PROPOSTA PER L'ISTITUZIONE DI UN MUSEO
  COMUNALE DELLE MACHINE FESTIVE
 

Per saperne di più  

 
   
 
  L'ombellico del
  Mediterraneo
   
     
     

Testo di Mario Sergio Todesco


 

 
La Vara dell'Assunta, circondata dai devoti messinesi

 
foto Giangabriele Fiorentino



 








 
 
E’ del tutto evidente che l’elemento determinante per il definitivo ancoraggio del genio al luogo sia rappresentato dalla posizione di umbilicus occupata da Messina rispetto al mar Mediterraneo, ossia in pratica all’intero bacino che vide nascere la civiltà occidentale, in un sito alla confluenza di correnti migratorie dalle provenienze più disparate e quindi teatro di avvicendamento di popoli e di culture, ma anche di miti e di leggende, di figure sacrali e numinose di vario genere. Se si volesse pertanto ripercorrere la storia di questa straordinaria città che ad onta della sua specialissima posizione di assoluta centralità rispetto al Mediterraneo ha come investito nell’ultimo cinquantennio tutte le sue energie nel rendersi progressivamente vieppiù brutta e volgare, e rassegnata quasi alla propria opacità, se si ripercorresse tale storia attingendo alle svariate mitologie sulle quali gli antichi esercitarono il proprio pensiero selvaggio, si scoprirebbe con una certa sorpresa che il genius loci si è qui prodigiosamente moltiplicato in un vero e proprio pantheon di figure numinose, tutte impegnate a vario titolo a fornire alla città coordinate mitologiche, geografiche, socio-religiose, esistenziali.

Così il falcetto con cui Crono, il più giovane dei sette titani figli di Urano, castrò il padre sarebbe poi stato da lui scagliato in questo Bosforo d’Italia dando luogo all’ampia zona falcata che contrassegna il porto di Messina. Così le peregrinazioni di Orione, forse già accecato dal padre della donna da lui violata, lo avrebbero condotto nell’area dello stretto, dove avrebbe atteso ad assicurare la configurazione definitiva della zona di Capo Peloro.

In modo non dissimile gli scrittori, agiografi mitografi poligrafi, che tra il XVI e il XVII secolo vollero ancorare le origini della città dello stretto ad un evento mitico avvenuto in illo tempore, in un tempo metastorico per ciò stesso fondante e garante di tutta la storia successiva, si appropriarono di brandelli mitologici provenienti da altri più vasti affreschi narrativi inserendo nelle vicende locali tali presenze agiografiche, eroiche o numinose, da Ercole a Eolo, da Odisseo ad Enea, e poi nell’Era volgare da San Paolo a Sant’Antonio di Padova a San Francesco di Paola, da Re Artù alla sorella sua Morgana, eletti al rango di eroi civilizzatori, mitici progenitori o esseri dotati di una particolare carica sacrale, atta a conferire una volta e per sempre spessore e pregnanza, identità e memoria sempiterna al sito.
 
 

       

 

 

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