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  Archeologia in Sicilia
 
Tra maggio e giugno
  le rappresentazioni classiche trovano
  sede nei loro ambienti d'origine.
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Il teatro greco in Sicilia    
     
Testo di Roberta Irrera     

 
 

Panorama del teatro grecoromano di Taormina.

 

Foto di Giovanni Dall'Orto - 9 settembre 2006

 



 
da Wikimedia Commons
 

Energia di sintesi tra rito e mito, musica, pantomima e testo, così il teatro greco riusciva a colpire il suo spettatore coinvolgendolo emotivamente e civilmente. Sicuramente fondamentali nella trasmissione dei contenuti dei drammi classici, straordinari per universalità e attualità, furono anche le strutture che ospitavano tali pièce. I teatri greci, infatti, si impongono ancora oggi per l'eccezionale funzionalità e sintesi degli ambienti, per la straordinaria posizione paesaggistica e per la perizia architettonica davvero impressionante, soprattutto se si considera che i primi edifici di tale tipologia si datano al V sec. a.C.

La Sicilia può oggi permettersi la riproposizione delle opere di Eschilo, Sofocle, Euripide nei loro ambienti d'origine, ossia nelle cavee teatrali greche mirabilmente conservate dal tempo proprio grazie alla loro solidità strutturale. Soltanto in Sicilia, infatti, si contano almeno sei grandi teatri (Siracusa, Segesta, Taormina, Tindari, Palazzolo Acreide, Eraclea Minoa), la maggior parte dei quali sono sedi di rappresentazioni classiche, nel segno di una voluta sottolineata continuità con le nostre origini. Trasferendosi in Italia i Greci vi portarono la struttura essenziale delle loro città, con l'agorà, l'impianto urbanistico reticolare ortogonale, e l'area sacra, l'acropoli, ove spesso sorgeva il teatro, considerato edificio strettamente connesso all'ambito sacrale.

Il caso del teatro siracusano, forse il più noto, offre un ottimo punto di partenza per una trattazione che sebbene sintetica, vorrebbe offrire la dimensione di un fenomeno come quello teatrale totalizzante nella vita dei nostri antenati, il cui fascino si riverbera indiscutibilmente ancora oggi. Il teatro greco di Siracusa, fondato già nella prima metà del V sec. a.C., orientato, come la maggior parte dalle strutture analoghe, verso il mare per potere godere del suggestivo panorama naturale, scavato nella roccia del monte Temenite, appoggia a un pendio naturale la sua cavea, ovvero l'area a pianta ellittica denominata in greco koilon, nella quale sono disposte le gradinate, divise in 67 ordini e in 9 settori che originariamente prevedevano sedili di legno e potevano accogliere circa 16000 spettatori. L'orchestra (orkhestra), semicircolare, collocata tra il piano inferiore della cavea e la scena, accoglieva il coro. Sulla spianata di fondo, fori e cunicoli testimoniano le diverse fasi dell'uso della scena, che era lignea e movibile e alludeva a un fondale con tre porte. Anche quest'anno, nella superba cornice di oltre duemila anni di tradizione drammaturgica, nei mesi di maggio e giugno, verranno messe in scena i Sette contro Tebe di Eschilo e l'Antigone di Euripide.

Più tardi, alla metà del  III sec. a.C., si data generalmente il teatro di Segesta, adagiato sulle pendici del monte Barbaro, costituito da una cavea semicircolare del diametro di circa 63 metri, in parte scavata nei fianchi del colle e in parte sostenuta da un possente muro di contenimento, divisa in settori da 7 cunei adornati da travertino di Alcamo. Mentre la zona alta della cavea è semidistrutta, l'area limitanea all'orchestra offre venti file di posti, tanto che in epoca classica comunque l'intero edificio poteva ospitare oltre 3000 persone.

 

 

 
 
     

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