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  Cum avibus, falchi
  e castelli
   
     
Testo di Marco Pugliatti     

     
 
Pietro da Eboli vestito da frate che, offre la sua opera scritta all'imperatore Enrico VI di Svevia seduto in trono.

 

21 Novembre 2007
 





 
 
da Wikimedia Commons
   

Con la morte di Tancredi e l’arrivo di Enrico VI inizia la dominazione sveva in Sicilia, che va dal 1189, anno in cui termina il dominio normanno, fino alla seconda metà del tredicesimo secolo, quando alla dinastia sveva succede quella aragonese. Al suo arrivo, Enrico VI, trovò un’isola ricca, con una fiorente economia ed una amministrazione pubblica attiva ed efficace, un paese dove la varie etnie convivevano pacificamente.

L’avvento degli Hohenstaufen determinò una drastica svolta per la Sicilia: venne instaurata una monarchia fondata sul concetto dell’assolutismo governativo, in cui il potere era  tutto accentrato nelle mani del sovrano. Questo significherà la scomparsa delle autonomie locali, l’intolleranza verso le minoranze religiose ed etniche, l’imposizione dei monopoli statali ed ogni forma di oppressione civile e politica che serva per garantire al Sacro Romano Imperatore il controllo totale del Regno.

Il traumatico impatto con il nuovo governo svevo si traduce in un generale decadimento ed impoverimento della Sicilia, di cui, una delle prime cause, va ricercata nel genocidio perpetrato ai danni della comunità musulmana. Tale azione repressiva determinò, a volte, anche la distruzione fisica di alcuni centri, basti pensare a quella avvenuta a Catania nel 1194, o alle rappresaglie avvenute nel resto della Sicilia dopo le sommosse del 1232.

 

 
 
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