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  Giovanni Verga
  Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
   Bullet7blu.gif (869 byte) Alla ricerca della propria strada
   Bullet7blu.gif (869 byte) La crescita a Firenze
      e il suo primo successo

   Bullet7blu.gif (869 byte) La lenta maturazione
      del verismo verghiano

   Bullet7blu.gif (869 byte)
Il suo fulgido tramonto catanese
 
  Bullet7blu.gif (869 byte) Il Verismo: quasi una fotografia
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: la fase verista
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: pessimismo o fatalismo?
Bullet7blu.gif (869 byte) Il canone dell’impersonalità
    e la tecnica narrativa

Bullet7blu.gif (869 byte)La struttura, la lingua e il dialetto siciliano

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte)INDIETRO
 
   

    GIOVANNI VERGA

     "I Malavoglia hanno fatto fiasco,
    fiasco pieno e completo...”
(da una
    lettera di Giovanni Verga all'amico
    Luigi Capuana del 1881).

    La lenta maturazione
    del verismo verghiano

 

Per saperne di più  

   
 
   
   

 
   
Veristi: Matilde Serao

 


 

 
 
 

da Wikimedia Commons

 
 

Attraverso due lettere di presentazione di Capuana per il romanziere Salvatore Farina direttore della Rivista minima, e del Dall'Ongaro per il pittore e scrittore Tullio Massarani, Verga lascia Firenze per trasferirsi a Milano il 20 novembre del 1872. A Milano rimane per un ventennio (fino al 1893) con brevi ritorni a Catania. E’ qui che lo scrittore matura il nuovo stile verista che lo caratterizzerà e lo imporrà alla storia della letteratura italiana.
Nelle nuove frequentazioni milanesi, vi è il salotto Maffei, dove conosce i massimi autori del secondo romanticismo lombardo e i nuovi della scapigliatura, come Arrigo Boito, Emilio Praga e Luigi Gualdo. Visitando ristoranti, come il Cova e il Savini incontra Gerolamo Rovetta, Giuseppe Giacosa, Emilio Treves. Tra gli altri conosce anche Felice Cameroni con cui intesserà una fitta corrispondenza, importante per le opinioni e i giudizi di Verga sul verismo, sul naturalismo  e su gli scrittori francesi suoi contemporanei, nuovi per tematiche e forme, come Zola, Flaubert, Balzac, Maupassant, Daudet e Bourget. E’ in questi anni che conoscerà il De Roberto con cui sarà amico per tutta la vita.
Durante il soggiorno milanese il Verga compone e pubblica diverse opere, quali: Eva (1873), Nedda (1874), Eros e Tigre reale (1875). Ma è con la stampa di una raccolta di novelle, Primavera e altri racconti, presso l'editore Brigola, nel 1876, che lo stile e la scelta del soggetto inizia a cambiare.
In una lettera del 21 aprile all'amico Salvatore Paola Verdura parla del progetto di realizzare un ciclo di cinque romanzi, dove rappresentare diversi strati sociali, dai più umili a quelli aristocratici, in un quadro unitario, dal titolo Marea, poi modificato in I Vinti.
Nel 1878 la novella Rosso Malpelo esce sulle pagine della rivista Il Fanfulla. Intanto scrive Fantasticheria, che verrà pubblicato sempre sul Fanfulla della domenica nel 1879. E’ il 1878 a risultare amaro per lo scrittore: il 5 dicembre tocca al Verga ritornare a Catania per la  morte della madre. Perduto nel dolore, Verga passa un periodo di grande depressione, che riuscirà a superare solo tornando a Milano per immergersi totalmente nel lavoro. L’anno seguente compone Jeli il pastore e alcune novelle di Vita dei campi (pubblicate nel 1880 dall’editore Treves).
Nel 1881 Verga pubblica
sul numero di gennaio della Nuova Antologia  l’episodio della tempesta tratto dai Malavoglia. Come egli stesso scrive all’amico Capuana "I Malavoglia hanno fatto fiasco, fiasco pieno e completo”.
Nel 1882 lo scrittore, spinto da difficoltà economiche, dà alle stampe il romanzo "Il marito di Elena", scritto con uno stile ed argomento molto simile alle sue prime opere. Ma è in questo stesso periodo che compone la raccolta di "Novelle rusticane" che pubblicherà all’inizio del 1883. E’ un periodo intenso, Verga scrive e pubblica (i racconti Per le vie) soprattutto sulle riviste letterarie, quali il Fanfulla della domenica, la Domenica letteraria e sulla Cronaca bizantina.
Contemporaneamente alle novelle e ai romanzi, Verga, spinto da Giacosa, traspone una delle sue novelle, Cavalleria Rusticana, in versione teatrale. Nel 1884, il 14 gennaio,  l’opera va in scena a Torino nel Teatro Carignano, recitato da attori come Eleonora Duse nella parte di Santuzza e Flavio Andò nella parte di Turiddu. Riscosse un enorme successo, spingendo Verga a stilare nuove opere teatrali tratte dalle sue novelle, non sempre, però, con la stessa approvazione del pubblico.

 
 

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