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  Giovanni Verga
  Bullet7blu.gif (869 byte) Introduzione
   Bullet7blu.gif (869 byte) Alla ricerca della propria strada
   Bullet7blu.gif (869 byte) La crescita a Firenze
      e il suo primo successo

   Bullet7blu.gif (869 byte) La lenta maturazione
      del verismo verghiano

   Bullet7blu.gif (869 byte)
Il suo fulgido tramonto catanese
 
  Bullet7blu.gif (869 byte) Il Verismo: quasi una fotografia
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: la fase verista
Bullet7blu.gif (869 byte) Giovanni Verga: pessimismo o fatalismo?
Bullet7blu.gif (869 byte) Il canone dell’impersonalità
    e la tecnica narrativa

Bullet7blu.gif (869 byte)La struttura, la lingua e il dialetto siciliano

Bullet7blu.gif (869 byte)Bullet7blu.gif (869 byte)INDIETRO
 
   

    GIOVANNI VERGA

     "I Malavoglia hanno fatto fiasco,
    fiasco pieno e completo...”
(da una
    lettera di Giovanni Verga all'amico
    Luigi Capuana del 1881).

    La crescita a Firenze
    e il suo primo successo

 

Per saperne di più  

   
 
   
   

 
   
Veristi: foto di Federico De Roberto

 


 

 
 
 

da Wikimedia Commons

 
 

Ricordiamo che nel 1865 Firenze era la capitale d’Italia, e qui Verga conobbe personalità quali  Luigi Capuana, allora critico della Nazione, i pittori Michele Rapisardi e Antonino Gandolfo, il maestro Giuseppe Perrotta e il poeta Mario Rapisardi. Qui si rese conto della diversità dell’ambiente fiorentino rispetto alla sua formazione di carattere provinciale. Tuttavia egli rimase a Firenze inizialmente solo dal 13 gennaio fino al 14 maggio. Nel periodo scrisse il romanzo di carattere autobiografico e fortemente melodrammatico, Una peccatrice, e il pezzo teatrale comico dal titolo I nuovi tartufi, inviato ad un Concorso Drammatico bandito dalla Società d'incoraggiamento all'arte teatrale. Quest’ultimo non ottenne il successo sperato e troverà pubblicazione in seguito solo nel 1980.
Nel 1866 l'editore torinese Negro editò Una peccatrice. Si tratta della vicenda drammatica di un piccolo borghese catanese, che dopo avere ottenuto tutto dalla vita, finisce per suicidarsi per amore dio una donna.
Nel 1867 si diffonde un’epidemia di colera. Verga trovò rifugio prima nelle proprietà di Sant'Agata li Battiati e poi a Trecastagni. Tornò a Firenze nell'aprile del 1869, dove soggiornò fino al 1871.

In questo periodo le sue conoscenze si ampliano in maniera significativa:introdotto dall’amico Mario Rapisardi in casa dello scrittore e patriota Francesco Dall'Ongaro, viene in contatto con personalità del calibro di Giovanni Prati, Aleardo Aleardi, Andrea Maffei e Arnaldo Fusinato. Ma è proprio attraverso Dall'Ongaro che Verga entra nel giro aristocratico e artistico. Frequenta il salotto culturale di Ludmilla Assing e delle signore Swanzberg, il Caffè Doney (visitato spesso da letterati e attori) e il Caffè Michelangelo (punto d’incontro dei pittori macchiaioli più importanti), va a teatro e segue una vita mondana.
E’ in questa fase che scrive il romanzo epistolare Storia di una capinera. Lo da alle stampe, nel 1870, sul periodico di moda Il Corriere delle Dame. Ma è, grazie all’interessamento di Dall'Ongaro, che lo pubblica con la tipografia Lampugnani di Milano. L’introduzione del romanzo è dello stesso Dall'Ongaro e sfocia in grande successo insperato.

 
 

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