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Premessa
Il mondo dei Nebrodi
Cenni storici
La scultura dei Nebrodi
L'architettura medievale
L'architettura rinascimentale
  Il territorio: geologia
Il territorio: morfologia
Il territorio: idrografia
Il territorio: vegetazione e flora
Il territorio: fauna

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 Conosciamo i Nebrodi
   IL TERRITORIO DEI NEBRODI:
   L'AMBIENTE NATURALISTICO, ANTROPICO,
   STORICO E   CULTURALE
 

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  Cenni storici    
     
     

Testo di Francesco Cimino


 

 
I NEBRODI PER IMMAGINI
Mosaici della Villa romana di Patti Marina
 
Foto di Chiara Samugheo

 




 
Nel decennio 1060-1071 i fratelli Altavilla, spregiudicati abili e intraprendenti avventurieri normanni, approfittando delle rivalità tra gli emirati indipendenti che famiglie arabe avevano costituito a Mazzara, Girgenti e Siracusa, dello scarso aiuto che questi potevano ormai aspettarsi dal Nord Africa nonché del sostegno di popolazioni cristiane superstiti proprio nel nord-est dell’isola, conquistarono la fascia settentrionale da Messina a Palermo. E completarono la conquista, con alterne fortune, nel ventennio successivo.

I Normanni ebbero coscienza di rappresentare una sparuta minoranza e usarono accortezza e intelligenza nell’attirare, assimilandone le culture e utilizzandone le diverse potenzialità, arabi, greci e latini; essendo questi ultimi i componenti della nuova classe dirigente costituita, oltre che da Normanni, da Franchi e Lombardi. Alcuni monasteri greci avevano stentatamente sopravvissuto alla dominazione araba proprio nel territorio nord-orientale.

Com’è risaputo fu il conte Ruggero a segnare la nascita ufficiale di Patti, che secondo la tradizione era già un centro abitato da profughi tindaritani, creandovi un ricco monastero, un munito castello e, soprattutto, un centro di servizio per un vasto hinterland, in gran parte coincidente con il territorio nebrodense.

Il fatto che i Normanni fossero pervenuti al concetto, quanto mai moderno, di "centro di servizio" con specifiche funzioni amministrative, economiche, giuridiche e politiche, testimonia delle loro capacità di governo in un territorio di recente conquista e di composita realtà socio-economica. L’importanza assunta dalla città è poi confermata dalla predilezione che le riservò Adelaide (meglio conosciuta come Adelasia) vedova del conte Ruggero, già reggente dello Stato alla sua morte e reduce dal dissennato secondo matrimonio con Baldovino di Gerusalemme, quando già il figlio Ruggero II° aveva assunto il potere e mirava al grande "regno di Sicilia". Fu a Patti che ella volle il suo sepolcro nel 1118.

Giova ricordare come la reggenza di Adelaide, che veniva dall’Italia del nord, indusse una rilevante immigrazione lombarda nella Sicilia orientale: ad essa fu dovuta la "colonia" di 5. Fratello.

Il regno di Ruggero II° è considerato come uno dei momenti più felici per l’intera Sicilia: insieme con l’agricoltura, la pesca, l’industria e il commercio, vi prosperarono la letteratura e le scienze. Seguirono gli Svevi, i quali, in genere, non fecero che utilizzare opportunamente queste basi, per cui Federico II° potè esercitare quel "cesarismo" autoritario che diede alla Sicilia gli ultimi bagliori di forza, autonomia e ricchezza. Come traccia evidente del dominio assoluto che egli volle imporre a tutta l’isola, in armonia con il suo concetto dell’autorità e la conseguente distruzione di tutti i "ribelli", re stano i "castelli" con carattere di specifico presidio militare che egli innalzò in luoghi strategici ancora sguarniti o che rafforzò e munì come a Brolo e Ficarra. Ma alla sua morte, nel 1250, seguì una lunga fase di decadenza caratterizzata dall’avvicendarsi al potere di signorotti indigeni o forestieri imposti dai ‘sovrani o per successione naturale, per matrimoni, per intrighi di varia natura, per lotte e rivalità tra famiglie, per denaro, in genere dediti a taglieggiamenti indiscriminati, a spietato sfruttamento delle risorse umane, talora indulgenti a liberalità o paternalismo, più spesso a cupa ferocia. Contro un tale potere raramente e inutilmente si verificarono molte sollevazioni popolari.

Sul piano sociale si può dire che abbiamo una struttura a due sole componenti, di tipo feudale, in cui la grande maggioranza della popolazione è costituita da contadini soggetti a una durissima fatica quotidiana e a una continua lotta per la sopravvivenza. Ancora ai primi censimenti effettuati dopo l’unità in molti paesi del territorio il 90% della popolazione risulta dedito alla agricoltura o alla pastorizia. Vi si accompagna un artigianato esperto ma limitato ad alcune esigenze primarie: scalpellini e muratori, fabbri e maniscalchi, falegnami, sarti, sellai e ciabattini; carrettieri e "bordonari" assicuravano i trasporti tra i vari centri utilizzando le poche strade esistenti, più spesso le mulattiere e le "regie trazzere". Il ceto medio borghese aveva una posizione e un peso del tutto marginale.

 
 

     

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