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avvicendamenti temporali, tipici ad esempio, dei lavori
agro-pastorali. Ritmi diversi irrompono nelle comunità, minano
consuetudini sociali, economiche, affettive e religiose da tempo
radicate. Subentrano tempi legati alla competitività ed alle
ricchezze prodotte dalle innovazioni tecnologiche. I nuclei
familiari e gli individui rimangono isolati, solitari, privi di
comunicazione viva e reale. Sono costretti ad emigrare. Le massaie
tessitrici ed i loro telai tradizionali da cui producevano
preziosi corredi, i contadini fabbricanti dei loro attrezzi, i
pastori produttori di formaggi, i cestai, i calzolai produttori di
scarpe, i carbonai, i ca"adori abili costruttori di
carretti, le ricamatrici, i sarti, i cerai, i ferrai, i sellai e
tanti altri lavori artigianali che aggregavano nelle case piccole
comunità, spariscono.
Un Museo "vivo", per Antonino Uccello, significava una Casa per
ricreare, con l'ausilio di oggetti-memoria, l'antico gusto di
queste aggregazioni perdute. Inaugurato ed
aperto al pubblico nel 1971, il museo è stato, dopo la morte di
Uccello, acquistato nel 1983 dafta Regione Siciliana.
La sede museale
è un'ala di Palazzo Ferla, edificio realizzato, su fabbriche
preesistenti, dopo il terremoto del 1693 nel quartiere dei
Mannaf"azzi dove esistevano le mannare, ovvero i
recinti per gli ovini. In essa Antonino Uccello con i materiali
raccolti ricreò gli ambienti della casa
della civi}tà contadina Iblea dove spesso coesistevano due mondi,
tanto diversi nelle apparenze quanto Vlcml nel legami.
Al piano terra gli ambienti del massaro, l'uomo di
fiducia del proprietario che si occupava dell'amministrazione
delle proprietà, della custodia dei
raccolti e degli animali e dei rapporti con
gli affittuario
Al primo piano invece le stanze del proprietario.
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Antonino Uccello,
creatore della "Casa museo", fu poeta ed antropologo. Nasce a
Canicattini Bagni (Siracusa) nel 1922. Appena ventenne, maestro di
scuola, emigra in Brianza ed è forse lì,
lontano dalla sua isola, che prende
maggiore cosçienza delle proprie radici. il forte interesse per le
tradizioni popolari e la constatazione della rapidità con cui
tutto diventava superato, inservibile e conseguentemente
dimenticato e distrutto, lo portano a ricercare con la moglie Anna
Caligiore, durante le vacanze trascorse in paese, tutto quanto
fosse legato alla cultura popolare: usi, tradizioni, oggetti. In
un trentennio, dall'ultimo dopoguerra in poi, Uccello, in
parallelo alla sua attività letteraria, organizza fra la Sicilia e
Milano, numerose mostre su temi della cultura popolare, spesso
accompagnate dalla produzione di cataloghi. Ritornato ad abitare
in Sicilia, Uccello sente la necessità di trovare una dimora per
il materiale raccolto. Acquista una antica casa a Palazzolo
Acreide nella quale realizzerà la "Casa Museo". |
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Uccello,
in parallelo alla sua attività letteraria, organizza fra la
Sicilia e Milano, numerose mostre su temi della cultura popolare,
spesso accompagnate dalla produzione di cataloghi.
Ritornato ad abitare in Sicilia, Uccello sente la necessità
di trovare una dimora per il materiale raccolto. Acquista una
antica casa a Palazzolo Acreide nella quale realizzerà la
"Casa Museo".
Le ragioni del museo
Il
bisogno' di salvare, tramite gli oggetti, la memoria delle arti e
delle tradizioni popolari era per Uccello una "preoccupazione"
giornaliera. Il genere umano, da milenni
aveva usato per la crezione di utensili e di qualunque altro
attrezzo ed oggetto, materiali provenienti
dal mondo vegetale ed
animale. La scoperta
dell'elettricità, l'invenzione di
materiali, sintetici e di sofisticati
macchinari rompono dràsticamente una
consuetudine millenaria. Entra in
crisi con essa una cultura tradizionale che
fonda1e sue radici nella vita di
antiche aggregazioni umane.
La vita economica esige rapporti
produttivi non più legati a naturali
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