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La bella Angelina
A Castiglione di Sicilia si narra che il
castellano del castello di Castiglione fosse addirittura l'ammiraglio
Ruggero di Lauria. Esso aveva una figlia bellissima sia nel fisico che nel
carattere. Avendo ospitati dei notabili francesi nel castello, questi,
colpiti dall'incantevole figlia, al loro ritorno in Francia, raccontarono
meraviglie di Angelina al delfino di Francia. E narra che ti narra, il
delfino si innammorò, senza averla vista, della figlia di Ruggero di Lauria.
Così, un giorno, decise di andare a vedere da sé la bella Angelina. Venuto
in Sicilia in incognito si accorse che quello che si raccontava di lei le
faceva addirittura torto, perchè la ragazza era bella da morire. I due si
conobbero e intessero una relazione. Ma, come capita spesso nelle leggende,
si frammise tra i due lo scoppio dei Vespri siciliani. Lei era siciliana lui
francese, erano diventati all'improvviso “nemici”. Il delfino di Francia
doveva tornare al suo paese, ma promise che entro sei mesi sarebbe stato di
ritorno. Alla bella Angelina e alla sua fida ancella Franca disse che quando
avessero visto la luce di tre fuochi sul monte Rotondo, quello sarebbe stato
il segnale del suo ritorno. E partì.
Il tempo passò. Arrivò il giorno di San
Lorenzo, il 10 agosto. Tutte le ragazze, compresa Angelina, guardavano in
alto il cielo notturno, sperando in una stella cadente a cui affidare i loro
desideri. A cena quella sera Ruggero di Lauria aveva invitato dei notabili.
L'atmosfera era serena e divertente. Gli ospiti raccontarono che avevano
incontrato un tipo strano, mai visto, che tra mattanate e lazzi aveva
narrato loro d'essere tornato a causa di una cerva che aveva ferito tempo
addietro, per trovarla e portarla via. Tutti ridevano di quel mentecatto,
strano e matto. Anche Angelina si unì all'ilarità generale, poiché, dentro
di sé, aveva capito che il suo innamorato era ritornato per portarla via. Da
quella notte si mise a vedetta per scorgere i tre fuochi, quasi senza
dormire. Quando non ne poteva più dal sonno, lasciava al suo posto la fida
Franca dicendole: «Franca, vigghia si si addumanu li tri fochi supra la
turri di munti Rutonno! Franca, vigghia!». Sulla torre del castello la
ancella scrutava nel buio. Scoccata mezzanotte vide accendersi i tre fuochi
prestabilitti e con una lampada fece il segnale d'averli visti. Scese e
avvertì la ragazza. Intanto il delfino di Francia, insieme a quattro suoi
fidi, si avvicinò nel silenzio alla torre dove era la sua amata e che non
era controllata da guardie. Con una scala di seta fece scendere Angelina e
la sua fida Franca. Riunitisi presero i cavalli e scapparono al galoppo
verso Kaggi e verso il mare, arrivando a capo Schisò presso Giardini. Lì in
attesa del delfino vi era pronta una barca con cui fuggire via verso la
Francia. La bella Angelina aveva lasciato per il padre un biglietto dove era
scritto: Si voi truvari a io ‘figghia Angilina,vattinni in Francia, e la
trovi riggina. (Se vuoi trovare tua figlia Angelina / vattene in
Francia, e la trovi regina).
Si narra che il delfino, grato per l'aiuto prestatogli dall'ancella Franca
fece fondare davanti a Castiglione nella valle dell'Alcantara il paese di
Francavilla di Sicilia.
La conclusione mitica
di una leggenda popolare così romantica è tipica delle leggende stesse che,
come abbiamo visto, trasformano il personaggio storico come Giovanni da
Procida in un padre disperato e vendicativo, uno scoglio qualsiasi in un
luogo di riunioni segrete, il grande ammiraglio Ruggero di Lauria in
castellano con una figlia bellissima con un'ancella la cui storia dà il nome
ad un paese, insomma, spiegazioni semplici a cose che spesso sfuggono dalla
comprensione delle persone umili e per nulla addentro alle motivazioni
politiche o economiche. Naturalmente il toponimo di Francavilla non dipende
dalla leggenda, ma dalle franchigie e i privilegi concessi al nascente borgo
verso il 1090 dal conte normanno Ruggero, il quale lo fondò dopo avere
incontrato in quel luogo l'eremita San Cremete. Se la pronuncia in siciliano
del nome Francavilla è Francavigghia è solo un caso che ha dato forse il via
alla leggenda stessa e non viceversa. In fondo si può prendere ispirazione
da qualsiasi cosa... |