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  Antonello da Messina
 
 
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Un talento così importante va
  rivalutato e giustamente valorizzato
 

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  Antonello da Messina    
     
Testo di Daniela Daino    

 
     
 

Antonello da Messina, Crocifissione con Maria e Giovanni

Koninklijk Museum voor Schone Kunsten










 
da Wikimedia Commons

 
   


Antonello da Messina, un nome che molti pronunciano, un personaggio che i giovani imparano a conoscere dallo studio  di importanti manuali di Storia dell’arte. Tante sono le sue opere e molte vengono custodite anche in ambito siciliano. Lo stupore nasce nel constatare che un gran numero di siciliani, e di messinesi in particolare, ignori parte della vita e della storia artistica di Antonello e delle sue opere, non considerando il fatto che un talento così importante va rivalutato e giustamente valorizzato per dar maggiore lustro ad una città come la nostra, che gli ha dato i natali.

Antonio de Antonio nasce a Messina nel 1430. La madre, di nome Garita, diede alla luce altri due figli oltre ad Antonello, Giordano, il fratello minore dell’artista e una sorella, che più avanti vedremo unita in matrimonio ad uno dei più grandi amici e collaboratori di Antonello, Giovanni de Saliba. Il padre, Giovanni Michele de Antonio, è uno scalpellino del marmo, specializzato in scultura, intarsio e intaglio e non è difficile supporre una precoce predisposizione del giovane Antonello all’attività artistica. A soli quindici anni si sposa con Giovanna Cuminella, dalla quale, un anno dopo, avrà l’unico figlio Jacobello.

L’ambiente siciliano, messinese in particolare, tinge l’infanzia del giovane apprendista, affascinando l’occhio ancora inesperto dell’artista, tanto da poter essere considerato un punto fermo e identificativo dell’intero percorso artistico del pittore. I colori caldi della Sicilia, i personaggi e i volti comuni della gente del paese, ritorneranno frequenti nella maggior parte delle sue composizioni artistiche, ma in questo periodo la città non offriva grandi possibilità ad una mente geniale come quella di Antonello, mentre Napoli, capitale del regno, era sicuramente un buon punto di partenza.

“L’artista siciliano.. esprime quel male oscuro che ancora oggi spinge uomini di qualità alla ricerca del proprio spazio.. ad allontanarsi dalla propria gente e dalla propria terra”.

 
 
 
     

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2009