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  Memoria crepuscolare
 
Occorre formare una nuova sensibilità,
  per conservare non solo la memoria
  remota  ma anche quella recente.
 

Per saperne di più  

 
   
 
  La memoria crepuscolare    
     
Testo di Sergio Bertolami     

     
 
Sagrestia Nuova di Michelangelo nelle Cappelle Medicee (Cappelle Medicee) di Firenze, Italia. Particolare della tomba di Giuliano de 'Medici, duca di Nemours.

 
Sailko  - 11 Agosto 2006
 
 
 

da Wikimedia Commons

   
     

C’è una parte di testimonianze storiche che sta scomparendo, perché si sta consumando lentamente, in modo naturale, mentre invece varrebbe la pena di afferrala per tempo, prima che se ne verifichi la perdita irreparabile. Questa parte di testimonianze storiche è costituita da tessuti urbani, architetture, giardini, libri antichi, manufatti pittorici e scultorei, disegni o immagini fotografiche, tradizioni popolari: in altre parole, una miriade di segni del nostro recente passato scarsamente considerati. Sono beni che abbiamo veduto sin da ragazzi, sono familiari e perciò non li riteniamo degni d’interesse. Chi presta attenzione ad un graffito ornamentale di primi anni del Novecento sulla facciata di uno stabile, agli infissi di legno, alle coloriture originarie, ad una targa commemorativa? Chi si preoccupa per un busto marmoreo in un giardino,per una pavimentazione in pietra di una strada cittadina, per un vecchio chiosco in stile Liberty? Alla maggior parte di persone piace parlare delle cose "fuor di memoria",  quelle che, sospirando per le bellezze di un epoca passata, si leggono nei libri, quelle appartenute ad un "tempo immemorabile" così distante e contrapposto ai cosiddetti  "tempi moderni”.  

E’ su questi cosiddetti tempi moderni, che vorremmo soffermarci: circoscrivono un arco di memoria pressappoco di cento anni, ossia il nuovo secolo che stiamo vivendo e quello del Novecento appena trascorso. E’ un pensiero che ha interessato differenti età. Ad esempio alla fine del XII secolo un inglese, Gautier Map, scriveva di «ciò ha avuto inizio nella nostra epoca. Per "nostra epoca" io intendo il periodo che per noi è moderno, cioè la distesa di questi cento anni dei quali vediamo adesso il termine, e dei quali tutti gli eventi rilevanti sono ancora abbastanza freschi e presenti nelle nostre memorie, anzitutto perché alcuni centenari sono ancora in vita, ma anche perché una quantità innumerevole di figli hanno, trasmessi loro dalla bocca dei loro padri e dei loro nonni, racconti certissimi di ciò che essi non han visto di persona».

Di questo paesaggio contemporaneo  legato ai ricordi personali, uno storico attuale, Eric J. Hobsbawm, dà un’interpretazione ricca di stimoli di riflessione. Scrive, infatti:  «Per noi tutti esiste una “zona crepuscolare” fra storia e memoria; fra il passato come ar­chivio generale aperto a un’indagine relativamente spassionata, e il passato come parte o sfondo dei propri ricordi personali». I limiti di questa zona, afferma,  si estendono, più o meno percepibili o confusi,  dal  più lontano momento di cui abbiamo un ricordo ancora vivo delle tradizioni familiari – e per estensione, aggiungiamo noi, delle tradizioni locali – fino al termine dell’infanzia, quando le vicende pubbliche e quelle private si confondono in un tutt’uno e divengono inseparabili. E’ il caso della solita foto sbiadita, raffigurante  una persona od un luogo, che qualche  anziano è ancora in grado d’individuare e spiegare. «Ma questa “terra di nessuno” temporale c’è sempre ed è la parte di storia di gran lunga più difficile da afferrare, per gli storici e per chiunque».

 

 
 
     

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