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Il Rinascimento in Sicilia

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IL RINASCIMENTO IN SICILIA

        Anche se della stagione
    rinascimentale in Sicilia oggi ne
    rimane poco, sia per i terremoti che
    per l’eccessivo sminuzzamento,
    ciò che abbiamo “grida” la bellezza
    stilistica e culturale di questo grande
    periodo storico siciliano, molto
    spesso sottovalutato.

   

    Giovanni Angelo Montorsoli

   
     
     

 

 

Giovanni Angelo Montorsoli, Fontana di Orione a Messina

Simon Praud  - 9 giugno 2006
Foto da Wikimedia Commons

 







  

Tra i resti del passato più importanti della città di Messina vi sono due bellissime fontane realizzate da Giovanni Angelo Montorsoli. Una è posta accanto al Duomo, la fontana di Orione (del 1547-51), l’altra di fronte alla Prefettura, innanzi al mare, la fontana del Nettuno(del 1557).
Montorsoli, fiorentino di nascita, ebbe una grande importanza, come scultore ed architetto, nel rinascimento di Messina.

Montorsoli,
frate Servo di Maria, lavorò inizialmente a fianco di Michelangelo nel cantiere della Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze. Per esso creò la statua di San Cosma (1536-37), che fu posizionata, successivamente, accanto alla Madonna da Giorgio Vasari. Svolse per alcuni anni il mestiere di restauratore di antiche statue classuche, come, ad esempio, il Laocoonte. Si dedicò inizialmente anche alla scultura funeraria, realizzando importanti composizioni, come la tomba di Mauro Mafferi (1537) contenuta nel Duomo di Volterra e la tomba di Andrea Doria (1541) posta nella chiesa di San Matteo a Genova
Da giovane viaggiò moltissimo, ma quando furono emanate le nuove norme (del 1547), dettate da papa Paolo IV, che restringevamo le possibilità di viaggiare dei religiosi, cercò, grazie al cardinale Ippolito II d'Este, di trasferirsi alla corte di Francesco I in Francia. Non vi rimase, però, a lungo a causa di incomprensioni e malevolenze.
Tornato a Firenze non trovò un ambiente migliore. Da uno scritto del Vasari e da una sua lettera a Cosimo I, pare che, entrato in competizione con lo scultore
Baccio Bandinelli. Sembra che quest’ultimo fece distruggere un suo gruppo statuario su Ercole e Caco collocato in una fontana della villa di Castello. La ragione? Anche il Bandinelli aveva scolpito un opera dello stesso argomento (molto criticata), che si trovava in piazza della Signoria.

A Messina
Come artista emergente fu invitato a Messina dal Senato Messinese, dove soggiornò tra il 1547 e il 1557. Come opera iniziale gli fu commissionata la fontana di Orione (mitologico fondatore della città). Essa era posta alla foce dell'acquedotto del Camaro (realizzato tra il 1530 e il 1547), sulla piazza del Duomo della città. Doveva essere di pubblica utilità, sia come decoro, sia come esaltazione della volontà del governo pubblico, che aveva portato alla realizzazione del progetto  stesso. Il compito si presentava complesso, poiché implicava il riassetto della scenografia urbana della piazza. Per collocare la fontana, che non era in asse del Duomo, fu necessario abbattere la chiesa di S. Lorenzo (nel 1550) ed eseguire molti altri dettagli sul fondale della piazza. Inoltre, di conseguenza, gli fu affidato l’incarico della ricostruzione della nuova chiesa di S. Lorenzo. Il valore dell’intero cantiere era, ai tempi, molto elevato, rappresentando uno dei primi interventi scultorei, architettonici e urbanistici in tutta la Sicilia. Il Montorsoli portò avanti l’esperienza con forte rigore, con grande consapevolezza artistica  e culturale.
La fontana, che era alimentata dal torrente Camaro, si presenta con un andamento piramidale. Su tutto svetta la figura di Orione (con ai piedi il suo cane Sirio). Scendendo, 4 puttini cavalcanti delfini da cui sgorga l’acqua che ricade in una vasca con 4 Naiadi e 4 Tritoni. Nella grande vasca dodecagonale sottostante si trovano le 4 statue simboliche dei fiumi Nilo, Tevere, Ebro e dello stesso Camaro. La fontana si completa con 4 piccole vasche e con 8 mostri marini  realizzati in pietra nera.

Un’altra fontana, che gli fu commissionata a Messina, è quella del Nettuno. Essa simboleggia il buon governo e, oltre alla figura del Nettuno (che domina), presenta i due mostri Scilla e Cariddi, sconfitti da Nettuno stesso. Essa era posta, alla realizzazione, sulla marina rivolta verso la città. Dopo il terremoto del 1908, è stata ricollocata davanti la prefettura (oggi piazza dell’Unità d'Italia), rivolta, però, verso il mare, cioè ruotata di 180° gradi.
Nel periodo rinascimentale si trovano tre fontane sul tema del Nettuno. La prima, in ordine di tempo, è quella del Montorsoli a Messina (completata nel 1557), seguono poi quella del Giambologna a Bologna (del 1563-1566), e, ultima, quella di Bartolomeo Ammannati a Firenze (realizzata tra il 1563 e il 1577).

Durante la sua presenza a Messina il Montorsoli eseguì, come abbiamo visto, altre costruzioni: oltre la chiesa di San Lorenzo, la Torre della Lanterna (del 1555) detta anche Torre del Garofalo, sulla penisola di San Raineri, e l'Apostolato nel Duomo (1550-1555) che fu distrutto e ricostruito, dove il Montorsoli cercò in una sola struttura architettonica di riunire gli altari delle cappelle laterali della Cattedrale. Sia la chiesa di San Lorenzo che l’Apostolato, presentano uno stile “michelangiolesco”, nell’uso dell’ordine gigante come nell’unità plastico-architettonica. L’ edificio centralizzato coperto da una cupola emisferica posta sopra un alto tamburo, che ricordava la prima versione di San Pietro del Bramante, purtroppo è andata perduta nel terremoto del 1783.

Il Montorsoli, durante il soggiorno a Messina, si avvalse della collaborazione dell’ abate Francesco Maurolico, scienziato, matematico e letterato messinese, figura di grande importanza storico-culturale del Cinquecento. Probabilmente da lui derivano i suggerimenti sul contenuto simbolico delle fontane e sculture del Montorsoli.

Molto cresciuto artisticamente a Messina, venne chiamato successivamente a Genova da Andrea Doria. Per esso realizzò diverse statue, tra queste quelle nella chiesa di San Matteo e la stessa tomba di Andrea Doria. Sempre in San Matteo, si trova pure una sua Pietà, di evidente ispirazione michelangiolesca.
Nei giardini del Palazzo del Principe è collocata una sua statua del tritone. Realizzò a Genova, anche, la scala del palazzo degli Spinola in via Orefici.
Da lui composte opere nella vicina Sanremo. 

 
 

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