|
Per festeggiare le ricorrenze di questi giorni
abbiamo voluto provare le ricette dei monsù che ci richiamano alla memoria il
"pasticcio di sostanza", i grandiosi "trionfi di gola", morbidissimi
zabaioni profumati alle erbe, elaboratissime meringhe di scuola francese, marmellate di
arance amare di ricordo britannico, croccanti di origine araba, pistacchi e zucche candite
che profumano di Sicilia.
Sono piatti elaborati nelle cucine delle grandi casate che, a partire
dallepoca barocca, hanno creato la grande arte culinaria siciliana, baronale o
prelatizia che fosse. Una cucina raffinatissima, parallela a quella della povera gente.
Maestri di questarte di rango erano i monsù, ovvero i prestigiosi cuochi di
palazzo, contesi dalla nobiltà dellepoca, che seguivano i loro signori nelle
residenze di città ed in quelle di campagna, e per essi cucinavano persino nei lussuosi
alberghi dEuropa pur di assecondarli nei gusti.
Abbiamo voluto presentare le ricette realizzate in occasione di una fastosa cena
celebrata a Palermo, una dozzina di anni fa, nella splendida Villa Chiaramonte Bordonaro.
Padrona di padrona di casa, la baronessa Antonella Chiaramonte, che con sensibilità ha
voluto offrire ai suoi commensali i momenti conviviali propri della tradizione nobiliare
siciliana. La cena è stata raccontata in una delle nostre più prestigiose riviste di
alta cucina "A Tavola", a testimonianza che ancora oggi la cultura culinaria
siciliana ha il suo spazio allinterno della tradizione gastronomica nazionale.
Il menù di questa cena prestigiosa è il frutto delle amorevoli ricerche di Anna
Maria Dominici (figlia del famosissimo attore Angelo Musco). Una raccolta portata avanti
trascrivendo da antichi manoscritti i piatti della tradizione siciliana, quella popolare e
quella baronale. Spesse volte i ricettari sono quelli appartenuti ai monsù, quando la
cucina, quella di alto rango, era esclusiva degli addetti ai lavori, che ne conservavano
gelosamente i segreti.
Oggi, questi segreti, possiamo trovarli svelati anche su Internet, come nel nostro
caso, con lintento non solo di partecipare le delizie a quanti vorranno
sperimentarne lesecuzione, ma anche di arricchire la conoscenza della gastronomia
siciliana, che non si limita ai pur gustosi piatti della sapienza popolare, ma sa elevarsi
per gratificare la gola quanto lo spirito. |