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Giovanni Verga
Giovanni Carmelo Verga (Catania, 2
settembre 1840
– Catania, 27
gennaio 1922)
è stato uno
scrittore
italiano ed il maggior esponente della
corrente letteraria del
verismo.
Dopo la crisi
letteraria lo sfociare nel verismo
Il nuovo modo di narrare che era stato inaugurato da Rosso
Malpelo, verrà continuato in una serie di racconti pubblicati su
varie riviste tra il
1879 e il
1880, come Cavalleria rusticana, La lupa, Jeli
il pastore, Fantasticheria, che verranno raccolti nel
1880 in un unico volume dal titolo Vita dei campi e nel
1883 uscirà la seconda raccolta nel volume Novelle rusticane.
La novella Cavalleria rusticana ispirerà successivamente una
famosa
opera lirica omonima di
Pietro Mascagni.
L'approdo al verismo
Il cambio di temi e di linguaggio non è da intendersi come una
vera e propria "conversione", infatti Verga, già ai tempi di Eva
e di Eros, si proponeva di ritrarre il "vero" e scrisse a
Cameroni nel 1875: «Ho cercato sempre di essere vero, senza
essere né realista né idealista, né romantico,
né altro (...) ne ho avuto sempre l'intenzione, nell'Eva,
nell'Eros, in Tigre reale»".
Il fatto è che gli strumenti concettuali e stilistici del Verga
erano ancora approssimativi e poco personali e solo quando riuscirà
ad appropriarsene in modo maturo, come la concezione
materialistica e la tecnica dell'impersonalità, egli riuscirà a
scrivere i suoi capolavori.
Con l'acquisto del metodo verista Verga non abbandona in modo
definitivo gli ambienti dell'alta società per quelli popolari ma si
propone proprio di ritornare a studiarli con i nuovi mezzi
acquisiti.
Sull'adozione dei nuovi moduli narrativi senz'altro il Verga
venne influenzato dalla lettura dei romanzi di Zola che negli
ambienti milanesi si erano già diffusi tra il
1871 e il 1875 mentre un'influenza determinante sulla
chiarificazione dei nuovi principi la ebbe il
Capuana che con le sue recensioni diffondeva la conoscenza di
Zola.
Opere e Poetica
L'attività letteraria del Verga, dopo le prime
opere giovanili e senza rilievo, può essere divisa in due fasi: una
prima dove egli studiò l'alta società e gli ambienti artistici,
unendo residui
romantici e modi
scapigliati con la tendenza generica a una letteratura "vera" e
"sociale" e una seconda che può propriamente essere definita quella
verista
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