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  Memoria storica
 
Nei territorio dei Nebrodi sarebbe
  possibile istituire una
nuova provincia
  con il cuore formato dalla sua
  fantastica foresta.
 

Per saperne di più  

 
   
 
  La memoria storica
  delle aree montane
   
     
Testo di Ernesto di Nunzio    

 
 
Facciata del santuario di San Benedetto il Moro a San Fratello (ME).

 

Azotoliquido - 12 Giugno 2008

 

 

 
da Wikimedia Commons
 

La costa settentrionale della Sicilia è bordata da una catena di monti che costeggiano il Mare Tirreno da Messina a Termini Imerese. Per primi si presentano i Peloritani, formati da antiche rocce granitiche, le stesse che, travalicando lo Stretto, provengono dall’'Aspromonte. Seguono i Nebrodi e le Madonie che completano la lunga catena appenninica che, attraversando l'Italia continentale, la Corsica e la Sardegna, cinge il Tirreno. In questo massiccio, che ininterrottamente dallo Stretto si svolge fino alla Conca d'Oro, ricoperto da foreste, ma anche a tratti arido e pietroso, dilavato da fiumare, troviamo i Nebrodi, un territorio che comprende quasi una sessantina di comuni, ubicati in aree in gran parte montane.

La sua ricchezza potrebbe essere un grande parco naturalistico ancora da lanciare, conosciuto sin dall’antichità come il bosco di Caronia. Conosciuto dagli stessi coloni greci, benché avessero scelto per i loro insediamenti le terre dei litorali, così somiglianti alla loro madrepatria. Subirono il fascino di queste aree interne: non a caso le appellarono “Nebros”, per riferirsi ai cervi, che ne popolavano la foresta. Nebros, in greco, significa infatti cerbiatto, lo stesso animale in cui fu trasformato Atteone per aver spiato Artemide al bagno.

L’attività colonizzatrice romana, come quella greca, si esercitò quasi esclusivamente sulla costa, creando le premesse per le civiltà di Tindari, di Aluntium e di Apollonia. La penetrazione verso l’interno fu dettata dall’esigenza di sfruttare preziose materie prime da parte dei costruttori romani di navi. Sorse qualche villaggio, ma provocò i primi danni alle foreste. Ma lo sviluppo di queste aree interne si incrementò quando la decadenza dei traffici commerciali e la pressione della pirateria mise in crisi il sistema urbano ed economico della costa.

Furono i bizantini, che per mettere a cultura le aree collinari e montane favorirono i primi insediamenti a carattere religioso: San Filippo di Fragalà, il santuario dei santi Alfio, Filadelfio e Cirino presso San Fratello, San Nicolò del Fico a Raccuia. Fondarono la mitica città di Demenna, che denominò la Valle omonima, più conosciuta come Valdemone Di questa città non è rimasta alcuna traccia: c’è chi ipotizza che sorgesse lungo il torrente Fitalia nei pressi di San Marco d’Alunzio ed Alcara Li Fusi. La bizantina Demenna cedette agli arabi nel 902: una sessantina di anni dopo, con la caduta di Rametta (965), la conquista araba dell’Isola venne definitivamente compiuta.

 

 
 
     

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