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  La Sicilia
 
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  Itinerari da annotare:
  Cesarò
   
     
Testo di  Walter Bertrand    

     
 

Palazzo Municipale di Cesarò.
 

User:Emme17 - 28 Marzo 2008

 




 
da Wikimedia Commons
   

Cesarò fa parte del mondo dei Nebrodi, anzi, grazie alla sua collocazione geografica, viene soprannominato la “porta dei Nebrodi” per quanti, venendo da sud, hanno deciso di inerpicarsi sul massiccio nebroideo. Arroccato a 1150 metri sul livello del mare, uno dei centri siciliani più alti, ricorda con il suo nome di origine araba che il luogo era fortificato. Kaer era in arabo il castello, grecizzato il nome diventa Kasr-Kasron, da cui Kaesar, Kaesaros, Kusaros, Chisarò, ed infine Cesarò. L’abitato evidenzia la sua struttura tipicamente medievale, aggregatosi appunto intorno al castello. Dire Cesarò è dunque dire castello. Per arrivarci percorriamo la statale 289 che parte da Sant’Agata di Militello, passa per San Fratello, e penetra nel cuore del parco dei Nebrodi. Cesarò è interessante soprattutto per il suo territorio.

Ad esempio lungo il percorso per raggiungere il Centro, vale la pena deviare attraverso una strada carrareccia (magari a bordo di una jeep della forestale) per visitare il Biviere, a 1278 metri di altitudine. E’ un lago di 18 ettari di superficie, che costituisce la zona umida d’alta quota di maggior rilievo naturalistico dell’intera Isola. Circondato da radure e faggete maestose, rappresenta un riferimento privilegiato per la vita di svariate speci di uccelli acquatici e per la sosta degli uccelli di passo durante le trasvolate migratorie. Nei mesi estivi le acque del Biviere si tingono di rosso: uno spettacolo affascinante. Il fenomeno è dovuto alla fioritura di una microalga chiamata scientificamente “Euglena sanguinea”.

La scelta di esaltare le potenzialità del luogo è confermata da qualche anno nel proporre un’offerta turistica alternativa di carattere naturalistico ed escursionistico. Lungo piste in terra battuta che si svolgono nella foresta è possibile fare passeggiate e trekking, a piedi o a cavallo. I cavalli sono naturalmente di razza sanfratellana e con essi ci si può spingere fino ai pascoli d’alta montagna, dove il bestiame è allo stato brado, fra silenzi irreali e paesaggi sconfinati. Si raggiungono sorgenti d’acqua freschissima, masserie conservate nella loro struttura originaria, come le Case Trapesi. Si possono vedere i fantasmi del Villaggio Santa Lucia, edificato con la riforma agraria e ridotto in ruderi. E’ anche possibile fermarsi per una sosta notturna nel feudo della baronessa Cubani, oggi divenuto un rifugio forestale. Alle prime luci dell’alba del mattino successivo, dopo avere fatto colazione con la ricotta di pecora, calda appena fatta, si può raggiungere la vetta del Monte Soro, 1850 metri, la cima più alta dei Nebrodi.

 

 
 
     

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