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Tradizioni culinarie
Oggi si servono all’inizio del pasto,
ma non è sempre stato così... |
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Antipasti appetitosi |
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Testo di Rosa Maria Manuli |
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Parlare di antipasti nella cucina siciliana è
un’impresa difficoltosa, sia per l’origine antica alla quale si fanno
risalire, sia per l’esorbitante numero di queste gustose preparazioni. Oggi
infatti tale definizione include pietanze che possono essere anche servite
come contorni o piatti di mezzo.
L’antipasto nella moderna accezione del termine e nella
sequenza odierna, appare nel 1800 contemporaneamente alla ideazione del
menù, come portata che si serve all’inizio del pasto per stuzzicare
l’appetito.
Antipasto deriva da “ante pastum” dove, secondo
l’etimologia latina, il prefisso ante indica anteriorità. Pellegrino Artusi,
infatti, nella sua ”Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene” li appella
“Principii” anche se nella sua definizione ci fornisce un’alternativa
interessante. Per Artusi infatti gli antipasti sono delle “cosette
appetitose che si imbandiscono per mangiarle o dopo la minestra come si usa
in Toscana o prima come si pratica in altre parti d’Italia”. Quindi l’idea
moderna che queste cose appetitose siano sempre servite prima del pasto, non
sempre nel passato era seguita.
L’uso di preparare questi piccoli assaggi ha il compito
di predisporre il commensale al rito della tavola e poiché l’antipasto deve
suggerire il carattere dell’intero pranzo deve essere un “piatto forte e
vigoroso”, ovvero un pasto in miniatura. In tal senso l’antipasto, come
preludio di sontuosi pranzi o banchetti, è prerogativa di una cucina
aristocratica, baronale, ricca e non certo popolare.
E’ presente nella gastronomia dell’isola da quando, nel
periodo greco, i cuochi siciliani erano rinomati e richiesti in tutta l’area
del Mediterraneo.
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