COMUNE DI

S
IRACUSA
Capoluogo di Provincia

 

 
 
     
 

Chiesa di S. Giovanni Evangelista a Siracusa

 
     
 

Evan Erickson - 9 Marzo 2004

 
     
     
     
   
 
 
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Città (comune di 204,08 Km2 con 126 000 abitanti), capoluogo della provincia omonima, a17 m in un’insenatura della costa sud-orientale, della Sicilia. Il nucleo più antico sorge sopra l’isolotto di Ortigia collegato tramite un ponte alla costa ionica, dove si sono sviluppati i quartieri più recenti. Porto commerciale e peschereccio, è mercato agricolo (cereali, agrumi, vino, olio, ortaggi), con industrie del cemento, chimiche, alimentari, meccaniche e del legno. Turismo. Il nucleo primitivo della città (sull’isoletta di Ortigia vi sono tracce di capanne rotonde di abitato siculo del IX-VIII secolo, a. C.) si estese nel VII sec. a.C. occupando le colline di Acradina, Tyche e Neàpolis. Dionisio I incluse nella cinta di mura le Epipole. In Ortigia sono i ruderi del tempio di Apollo (sec. VII-VI, dorico periptero, esastilo), quello di Atena (V sec. a.C.), incorporato nel duomo, la fonte Aretusa, l’acropoli antica, la reggia e le tomba dei tiranni. A Neàpolis si trovano, oltre a latomie (in quella del Paradiso si trova la grotta detta "orecchio di Dionisio"), il celebre teatro (VI sec. a.C., più volte manomesso), l’ara di Zeus Eleuterio, imponente altare fatto costruire da Gerone II per sacrifici pubblici, e l’anfiteatro ellittico. Nella Tyche, poche tracce di età greca ellenistica; nelle Epipole Il castello Eurialo eretto da Dionisio I (402-397 a.C.): nella pianura resti del tempio di Giove Olimpico (inizi del VI sec, a. C.). Del periodo cristiano sono le catacombe di Santa Lucia (secolo II-III) con tracce di pitture bizantina, le catacombe di Vigna Cassia, di Santa Maria del Gesù, di San Giovanni, Notevole esempio di scultura primitiva cristiana il sarcofago di Adelfia (ca. 340). Numerosi palazzi del XIV-XVIII secolo.

 

    Siracusa    
     

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Notizie storiche Beni monumentali

Siracusa fu fondata nell'anno 734 a. C. nella piccola isola Ortigia da una colonia di Corinzi condotti da Archia, i quali trovarono nel vicino territorio, in Sicilia altri Greci, forse Calcidesi e molti coloni Fenici e popolazioni sicule che lì dimoravano già da molto tempo. I Fenici chiamavano già quella regione con un nome che nella loro lingua significa luogo orientale: l'Holm vuole che da questa parola sia derivato il nome Siracusa che rimase alla città, e rigetta l'opinione degli antichi, i quali credevano che la città avesse preso nome dalla vicina palude "Syraka" che si trova presso l’Anapo. Poco sappiamo intorno alla storia dei primi tempi di Siracusa; la città si resse dapprima a repubblica e ben presto fondò colonie nella stessa Sicilia: nel 664 a. C., cioè 70 anni dopo che era sorta, fondò "Acre" (Palazzolo) ed Enna (Castrogiovanni), dopo alcun tempo "Casmene" (Scicli?), e nel 599 a. C. "Camarina" (Scoglitti?). Pare che queste colonie rimanessero sempre dipendenti da Siracusa, poiché Camarina fu distrutta 46 anni dopo la sua fondazione, a causa di una rivolta (Tucidide 6,5). In Siracusa due fazioni si contesero il potere nei tempi della repubblica: quello aristocratico dei proprietari detto dei "Geomori", i quali discendevano dai primi coloni fondatori della città e quello democratico detto dei "Kylli Kyrii"; pare che il condottiero Archia abbia affidato il governo ai suoi favoriti, trasmissibile per eredità, sotto la presidenza di un capo detto pritano, uguale a quello di Corinto madrepatria, e che le lotte incominciate sin da quei primi tempi dell'esistenza di Siracusa si siano inasprite sempre più. A causa di queste discordie civili, la città cadde più tardi sotto il dominio dello straniero; difatti nel 486 a.C. in una sommossa i Geomori dovettero e riparare in Casmene, donde mandarono a chiedere a Gelone, tiranno di Gela: questi, ambizioso, colse propizia per impadronirsi di Siracusa, e tosto riuscì, mentre correva l'anno 485, ad occupare la città insieme coi fuoriusciti. Gelone, proclamato tiranno di Siracusa, volle che questa crescesse in potenza, e vi condusse tutti gli abitanti di Camarina e metà di quelli di Gela: più tardi vi trasferì anche i più ricchi cittadini di Megara e di Eubea. Poco dopo essendo sbarcati in Sicilia 300000 Cartaginesi condotti da Amilcare, Gelone accorse contro di essi conducendo un formidabile esercito, e vinse i nemici sotto Imera, costringendoli ad una pace vantaggiosa ai Siracusani, e obbligandoli con giuramento a non sacrificare mai più vittime umane a Saturno. Ritornato in Siracusa Gelone trovò che li scoppiava una rivolta, perché si voleva un governo libero; allora egli, radunato il popolo armato, si presento inerme a rendere ragione del suo governo, e gettato il pallio, ai mostrò Igundo ai Siracusani, domandando la morte se avesse operato male, e invece la tranquillità della vita privata se ai fosse condotto bene. Ma il popolo a quelle parole, pieno di entusiasmo, lo applaudì riconfermandolo suo signore: tanto volubili sono le plebi! Gelone mori nel 478: negli otto anni del suo governo Siracusa si era ingrandita estendendosi largamente fuori della "città interna" cioè di Ortigia, nell'altipiano di Acradina, e già si poteva considerare come la prima delle città greche in Sicilia forse la popolazione raggiunse allora il numero di 200000 abitanti. A Gelone successe il fratello Jerone che regnò sino al 467; questi fu più dispotico del fratello, ma seppe farsi amare per la sua liberalità, e accolse nella sua reggia i più celebri letterati e poeti del suo tempo: Eschilo, Pindaro, Bacchilide, Simonide, Epicarmo. Nel 476 occupò la città di "Catana", ne espulse tutti i cittadini che mandò ad abitare in Leontini, e la ripopolò con 10000 coloni in parte Siracusani e in parte Peloponnesiaci, cambiandole il nome di Catana in quello di Aetna. Dopo la morte di Jerone i Catanesi lasciarono Leontini, e, nel 461, occuparono di nuovo Catana, alla quale restituirono l'antico nome. A Jerone, morto in Etna nel 467, successe il fratello Trasibulo, che fu l'ultimo dei Dinomenidi regnanti in Siracusa, perché si lasciò togliere il governo dal popolo rivoltato contro di lui In questa impresa i Siracusani furono aiutate dalle repubbliche siceliote di Acragante, Imera, Selinunte, e di altre città, le quali, tutte festeggiarono con esultanza l'espulsione del tiranno da Siracusa, e posero le loro repubbliche sotto la protezione di Giove Eleuterio (liberatore). Il governo popolare in Siracusa durò circa sessant'anni, durante i quali la città raggiunse la sua massima potenza e ricchezza, e poté riuscire vittoriosa dalla guerra messale dagli Ateniesi. Mentre ardeva in Grecia la guerra del Peloponneso anche in Sicilia le città doriche e specialmente Siracusa, Acragas, Gela, Selinos, Imera e Messana, erano ostili colle città ioniche o calcidiche cioè a Leontini, Catana, Nasso. Nel 427 Siracusa mosse le armi sopra Leontini, la quale mandò il suo oratore Gorgia a chiedere aiuti ad Atene. Questa, temendo che Siracusa sua rivale sul mare e in Sicilia, crescesse ancora più in potenza, mandò contro di essa una prima e una seconda squadra nel 424 a. C. , ma i Siracusani rinunziarono alle ostilità contro i Joni di Sicilia, e, radunato a Gela un congresso, ottenne una pace generale, per salvare l'isola dalla invasione degli Ateniesi. Più tardi però, nel 415 a. C., dopo che i Selinuntini ebbero vinti i Segestani, questi furono consigliati dai loro alleati Siracusani a chiedere aiuto ad Atene, e l'ambizioso Alcibiade ottenne con l'aristocratico Nicia e col valoroso condottiero Lamaco il comando di una formidabile squadra, la quale attraversò l'Egeo e lo Ionio e approdò in Sicilia. La spedizione ebbe termine con la sconfitta dell'armata navale ateniese nel porto grande di Siracusa, e con la disastrosa ritirata dello esercito sul fiume Assinaros presso Noto: 7000 Ateniesi finirono la loro vita rinchiusi nelle celebri latomie di Siracusa: i loro condottieri Nicia e Demostene furono uccisi. Scampato il pericolo degli Ateniesi, Siracusa si trovò ben presto minacciata dai Cartaginesi, i quali, dopo che occuparono quasi metà della Sicilia e distrussero Imera, Acragas e Selinos, nel 405 a.C. corsero contro Siracusa, centro dell'ellenismo nell'isola, ma furono arrestati da una pestilenza, della quale approfittò il giovane guerriero Dionigi per concludere la pace con essi. In ricompensa dei servizi resi alla patria, Dionigi fu proclamato signore di Siracusa; egli seppe restare al potere sino al 367, anno della sua morte, e durante questo periodo seppe compiere imprese che lo resero celebre: munì Ortigia di torri e vi edificò una fortezza per sua dimora, fece costruire rapidamente le colossali mura di cinta attorno all’altipiano detto oggi di Taracati, delle quali ancora oggi si ammirano gli avanzi, fece innalzare il massiccio castello Eurialo, rendendo inespugnabile la vasta città; inoltre fece costruire una grande flotta per la difesa marittima contro i Cartaginesi. Dionigi fu amatissimo delle muse e accolse alla sua corte il filosofo Platone il quale prese cura del figlio Dionigi II. Questi nel 367, essendo morto il padre salì al trono, ma datosi ai piaceri, ne fu rovesciato nel 356. Più tardi nel 344 i Cartaginesi tentarono d'impadronirsi di Siracusa, ma da Corinto fu inviato Timoleonte, il quale liberò la città dai Cartaginesi e dallo stesso Dionisio il giovane, e fece demolire in Ortigia la fortezza di Dionisiadi. Quindi chiamò alcuni coloni dalla Grecia per accrescere le forze della città, e ordinò il governo della repubblica in modo che si accostasse di più alla forma popolare che all'oligarchica. Quando poi vide assicurata la libertà di Siracusa, rinunciò al governo e visse da privato. Timoleonte fu tenuto in grande venerazione dai Siracusani, i quali gli resero grandi onori. La repubblica di Timoleonte non durò più di 30 anni perché Agatcle da Imera seppe con l'astuzia impadronirsi, del potere nel 317 a.C., e quindi fece riedificare in Ortigia la fortezza per dimorarvi da tiranno. Agatocle doperò mezzi inumani per liberarsi dagli oligarchi e ne fece perire più di 4000, suscitando contro di sé l'odio e il disprezzo: venuti i Cartaginesi ad assediare Siracusa, egli seppe eluderne la vigilanza, e partitosi con 60 navi portò guerra al nemico in Africa, ma quella spedizione ebbe misera fine Ritornato in Sicilia, ridusse all'obbedienza molte città greche dell'isola, sicché, nel 289 a.C. quando morì per il veleno propinatogli, Siracusa aveva raggiunto grande potenza come al tempi di Dionisio il vecchio. Alla morte di Agatocle la città si trovò in balia dei capi dei due partiti, e così fu possibile che se ne impossessasse Iceta che la dominò sino al 278 e quindi Pirro, genero di Agatocle; questi respinse i Cartaginesi riuscendo ad occupare gran parte della Sicilia da Messana a Lilibeo; ma fu gloria di breve durata, perché Pirro, divenuto despota e nemico, fu costretto nel 276 a lasciare 1'isola. Quindi s’impadronì della signoria di Siracusa il generale Jerone II che regnò 60 anni, dal 275 al 216, sempre fedele alla politica romana nella prima e nella seconda guerra punica. Durante il regno di Jerone II la città godette una lunga pace e fu migliorata: il poeta Teocrito compose i suoi idilli, il matematico Archimede inventò le sue celebri macchine da guerra. Morto Jerone gli successe il nipote Jeronimo, il quale vide inasprirsi di nuovo le lotte tra i due partiti, e cadde assassinato a Leontini per opera di alcuni congiurati. Quindi nel 214 a. C. prevalse il partito che favoriva i Cartaginesi, ed allora il pretore romano Marcello pose l'assedio a Siracusa, e malgrado l'aiuto prestato dal genio di Archimede in favore della città questa, vinta dal tradimento, cadde in potere dei nemici, dopo due anni di assedio, nel 212, e fu da essi saccheggiata. Archimede, mentre era assorto nei suoi calcoli di matematica fu sorpreso da un soldato, al quale si dice che abbia detto: Noli turbare circulos meos, ma quegli lo spense. Magnifiche opere d'arte furono trasportate da Marcello a Roma per ornare il suo trionfo: esse contribuirono a diffondere nel mondo romano il gusto per l'arte greca. Da quel tempo Siracusa cadde nella condizione di città provinciale dipendente da Roma; ma continuò ad essere la capitale incontrastata della Sicilia, e i Romani vi mandarono a fissarvi la loro dimora un pretore per il governo dell'isola e uno dei due questori incaricati dell’amministrazione finanziaria. Durante il dominio dei Romani la città decadde dal suo primitivo splendore. il pretore Verre, venuto in Sicilia, spogliò Siracusa di tutti i tesori d'arte più preziosi. Sappiamo, per testimonianza di Strabone, che Sesto Pompeo le apportò danni dei quali non si poté mai più riavere. Nel 21 a. C. l'imperatore Augusto cercò di farla risorgere, mandandovi una colonia romana, ma la grandiosa metropoli della Sicilia si era ridotta entro i limiti della isoletta Ortigia, perciò più piccola della odierna Siracusa! Nei primordi del Cristianesimo, essa fu visitata dall’apostolo S. Paolo che vi rimase tre giorni. Nel 277 fu saccheggiata da una banda di avventurieri Franchi; nel 493 se ne impadronirono i Goti, che vi tennero un governatore col nome di conte di Siracusa; nel 535 i Bizantini condotti da Belisario scacciarono i Goti, conquistarono l'isola in poche settimane e ne occuparono la capitale, Siracusa. I Saraceni vi fecero una prima incursione nel 669 e la saccheggiarono; vi si recarono poi una seconda volta nell' 827 e cinsero d’assedio la città, accampandosi nelle famose latomie; ma una squadra bizantina li costrinse a sloggiare e ad allontanarsi; ritornarono poi nell' 878 e dopo un assedio di 10 mesi, sostenuto dai Siracusani con eroismo, invasero la città, ne fecero un mucchio di rovine, uccisero e depredarono, resero schiavi i superstiti. Da quel tempo Siracusa perdette il primato sulle città siciliane, e Panormo ne prese il posto e la dignità di capitale dell'isola. Nel 1038 i Bizantini, condotti dal generale Maniace, riconquistarono la città, ma ben presto, nel 1045, dovettero riconsegnarla ai Saraceni. Questi occuparono a poco a poco tutta quanta l'isola. Quando poi, venuti a discordia il "Kaid" di Castrogiovanni Ibn-Hawwasci coi cognato Mohammed-ibn-Ibraim-ibn-Thimma, questi essendo stato sconfitto in una battaglia campale e avendo perduto il suo esercito, si rifugiò in Calabria, dove si rivolse a Ruggiero il normanno e lo invitò a conquistare la Sicilia. Ruggiero, dopo diverse scorrerie nell'isola durate alcuni anni, nel 1086 condusse una flotta nel porto grande di Siracusa, e, quivi scontratosi col saraceno Ben Avet, lotto corpo a corpo con lui, 1'uccise, e si avanzò vittorioso sgominando i nemici. Ruggiero, entrato in Siracusa, ne fece una contea della quale infeudò suo figlio Giordano. Nel 1204 i Pisani si impossessarono di questa città, ma ben presto l'ebbero tolta dai Genovesi, i quali uccisero quanti Pisani vi trovarono e la concessero in feudo al genovese Alamanno Costa. Caduta poi la Sicilia in potere degli Angioini, Siracusa prese parte alla famosa rivoluzione del Vespro Siciliano levando le armi contro i Francesi l'11 aprile 1282. Succeduti gli Aragonesi, Federico II nel 1315 concesse Siracusa, Noto e le borgate circostanti quale appannaggio di dote alla moglie Eleonora, e da quel tempo sino al 1537 (nel quale anno poi l'istituzione fu abolita da Carlo V) quelle città e terre costituirono i beni della Camera Reginale. Nel 1544 il vicerè Gonzaga costrinse Siracusa a donare (quanta ipocrisia in questa espressione!) 20000 scudi per la fabbrica delle fortificazioni, e queste furono costruite sotto la direzione di Antonio Ferramolino, togliendo i pezzi di fabrica dal teatro greco e da molti altri monumenti.

Durante la dominazione spagnola questa città, come tutta quanta la Sicilia fu spogliata e immiserita. Nel 1693 fu devastata da un terremoto. Nel 1729 una nave alessandrina, in cui si trovavano alcuni appestati, approdò a Siracusa, e di lì la peste si diffuse in tutta l’isola mietendo 90000 vittime!

Nel 1734 Siracusa, essendo caduta in potere degli Austriaci fu bombardata dagli Spagnoli. Molto soffrì anche nel secolo XIX; nel 1837 per il colera e per le feroci repressioni Borboniche ordinate dal generale Del Carretto: allora cadde vittima il patriota siracusano Mario Adorno, allora la città fu punita col trasferimento della sede dell’intendenza a Noto e questa divenne quindi capoluogo di provincia invece di Siracusa.

Nel 1800 una spedizione di volontari venuta da Catania liberò per sempre Siracusa dal presidio delle truppe borboniche. Nel 1865 il Parlamento Italiano, per iniziativa dei ministro Cordova, restituì a Siracusa la dignità di capoluogo di provincia.

Uomini illustri. Il commediografo Epicarmo, che non ebbe i natali in Siracusa, ma in questa, fu allevato e raccolse i suoi trionfi alla reggia del tiranno Jerone I. L’astronomo Iceta precursore di Galileo. I famosi oratori Corace, Tisia e forse anche Lisia, la cui cittadinanza ateniese non è stata ancora dimostrata. Lo storico Temistogene, al quale qualcuno ha voluto attribuire l'Anabasi che corre sotto il nome di Senofonte. Dionisio il vecchio, autore di una tragedia che fu premiata nelle feste Lenee di Atene. Ai tempi di Jerone II acquistareno celebrità il poeta Teocrito e il matematico Archimede. Inoltre si ricordano: del III secolo a. Cr. Il poeta Calpurnio e lo storico Flavio Vopisco, del IX sec. d.C. lo storico Teodosio, del XV i famosi giureconsulti Guglielmo De Perno e Bartolomeo De Grandis. Nel XVII le antichità Siracusane furono illustrate da Vincenzo Mirabella (n. 1570-1624) e da Giacomo Bonanno e Colonna (morto nel 1636); nello stesso secolo acquisto grande rinomanza il modellatore in cera Gaetano Giulio Zummo ( morto nel 1702). Nel secoli XVIII e XIX si resero illustri nella poesia, nella storia e nell'archeologia Cesare Gaetani, Giuseppe Logoteta (*1809), Giuseppe Maria Capodieci ( 1828), Tommaso Gargallo e i fratelli Avolio, Francesco e Ignazio, il naturalista Alessandro Rizza e il geniale poeta Emanuele Giaracà.

Cattedrale (argenti, dipinti, marmi, tessuti, legni),
Chiesa S. Giovanni alle catacombe, Chiesa dell’Immacolata, Chiesa di S. Lucia alla badia,
Chiesa di S. Maria dei Miracoli,
Chiesa Parrocchiale di S. Martino, Arcivescovado,
Chiesa di S. Maria della Misericordia, Chiesa di S. Filippo Neri,
Chiesa di S. Pietro del Carmine,
Chiesa di S. Maria, Chiesa del Collegio, Chiesa di S. Benedetto,
Chiesa di S. Lucia al Sepolcro,
Chiesa del Carmine, Chiesa di S. Tommaso, Chiesa dei S. Leonardo e Biagio, Chiesa di S. Francesco D’Assisi, Chiesa di S. Anna, Chiesa di S. martino, Chiesa dello Spirito Santo, Chiesa del S. Cristoforo, Chiesa di S. Paolo, Chiesa di S. Nicolò ai Cordari, Fonte Aretusa, Fontana degli Schiavi, Convento del Carmine, Convento del Ritiro, Monastero di S. Benedetto, Chiesa Ex Convento di S. Maria Montevergine, Chiesa di S. Giovannello, Chiesa di S. Giovanni Battista alle Catacombe,
Chiesa di S. Giuseppe,
Chiesa di S. Lucia al Sepolcro,
Chiesa di S. Maria alla Concezione,
Ex Chiesa del Ritiro, Chiesa di S. Filippo Neri,
Chiesa dei Santi Quattro Coronati (ruderi),
Ex Chiesa del SS. Salvatore,
Chiesa di S. Maria delle Monache,
Chiesa di S. Filippo Apostolo,
Chiesa di S. Nicolò ai Cordari,
Chiesa delle Giuseppine,
Chiesa dei Cappucini, Chiesa Rupestre della Grotta Santa,
Palazzo Bellomo.