COMUNE DI

A
GRIGENTO
Capoluogo di Provincia

   
 
 
     
 
Il Duomo di Agrigento
 
     
 

Pitichinaccio - 20 Luglio 2008

 
     
     
     
     
     
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Città (55.000 abitanti), capoluogo della provincia omonima, nel settore sud-occidentale dell’isola, non lontano dalla costa meridionale, su due colli tra i torrenti Sant’Anna e San Biagio, dominanti la Valle dei Templi.

L'economia di Agrigento si basa sulla raccolta, la trasformazione e il  commercio dei prodotti agricoli dell'entroterra.

In grande espansione è il turismo, assicurato dalla sua preziosissima Valle dei Templi, considerata dall'Unesco come patrimonio dell'umanità

 

    Agrigento  

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Agrigento /San Leone
AFFITTACAMERE

Notizie storiche Beni monumentali

Agrigento fu in passato una delle città più importanti del Mediterraneo.

Il suo territorio fu abitato fin dal neolitico, ma viene ricordata soprattutto perché corrispondente all'antica Akragas, fondata tra il 580 e il 583 a.C. come colonia dorica dai Rodii-Cretesi di Gela. Akragas indica, in greco antico, la collina, ovvero l'acropoli, dalla quale si ammira la Valle.

Nel 570 a.C. il tiranno Falaride volle munirla di mura ed elevò i primi templi fra i quali il tempio di Ercole (fine del secolo VI).

La Città fu al centro di alleanze e conflitti che coinvolsero Cartaginesi, Siracusani e Romani. Terone, che la governò dal 488 al 471 a.C., nel 480 sconfisse i Cartaginesi ad Himera. Questa vittoria fu celebrata con la costruzione quasi contemporanea della serie dei templi che oggi ammiriamo.

L'abitato venne annientato dai Cartaginesi nel 406 a.C., per risorgere nel 340 a.C. con Timoleonte da Corinto. Akragas venne conquistata una prima volta nel 262 dai Romani; ancora una volta fu riconquistata dai Cartaginesi e definitivamente sottomessa dai Romani nel 210 a.C., i quali le mutarono il nome in Agrigentum.

La progressiva decadenza di Roma e l'espandersi del cristianesimo, determinarono lo spopolamento progressivo dell'abitato e dell'area sacra della Valle dei Templi. Le famiglie rimaste preferirono una posizione più riparata, pertanto si arroccarono sulla rupe. Nonostante ciò dopo secoli di permanenza, subirono nell'827 la conquista degli Arabi, che chiamarono la Città Gergent, da cui Girgenti, denominazione che l'ha contraddistinta fino al secolo XX e precisamente fino al 1927.

I normanni la tennero a partire dal 1087 e sotto di essi Agrigento si trasformò in una diocesi particolarmente ricca. Preziosa testimonianza è quella del geografo arabo ldrisi che descrive la Città "tra le metropoli più illustri, animata da un continuo andirivieni di gente, robusta e alta la rocca, ridente la città che è di ben antica civiltà e di fama universale, Girgenti è una delle più imponenti fortezze e paese fra i più eccellenti; la gente vi accorre da ogni parte, qui si raccolgono le navi, qui convergono le brigate. I suoi palazzi superano in altezza quelli di altre città e sono una vera seduzione per chi li ammira ".

Nei secoli XIII e XIV i Chiaramonte si prodigarono per edificare una nuova e più possente cinta muraria e numerosi edifici conventuali e chiese.

La città segue le sorti della Sicilia. Sotto gli Aragonesi (1302) si stipula il trattato di Caltabellotta, centro poco distante. La Città vive un lungo periodo di oscurità sotto le varie dominazioni. I moti rivoluzionari del 1820 e del 1848 risvegliano le coscienze civiche. Dopo l'unità d'Italia, la principale via cittadina si chiamerà Roma.

Nel 1943 fu colpita dai bombardamenti e nel 1966 da una frana che causò distruzioni e pericolo per la preziosa Valle dei Templi.

L'impianto della Città vecchia rispecchia l’assetto attuato dagli Arabi, con viuzze strette e intricate e piazze piccole ed anguste. In questo tessuto emergono edifici civili e religiosi degni di notevole interesse. La Città nuova, sviluppatasi intorno al nucleo preesistente, è al contrario più ariosa e snella.

 


Palazzo Vescovile,
Seminario Vescovile,
Curia Vescovile,
Cattedrale S. Gerlando,
Chiesa S.ta Caterina,
Chiesa S. Calogero,
Chiesa S. Biagio,
Chiesa Badiola,
Chiesa S.t’Alfonso,
Chiesa Addolorata,
Chiesa S. Francesco D’Assisi,
Chiesa Ravanusella,
Chiesa S.ta Maria Dell’Itria,
Chiesa S.ta Maria dei Greci,
Chiesa S. Giuseppe, Chiesa S. Girolamo, Chiesa S. Giorgio,
Chiesa S. Giacomo,
Chiesa S. Gemma Galgani,
Chiesa S. Francesco di Paola,
Chiesa S. Lorenzo Purgatorio,
Chiesa S. Nicola,
Chiesa S.to Spirito,
Chiesa S. Vito,
Chiesa S. Domenico,
Chiesa S.ta Croce,
Chiesa delle suore di S. Antonio,
Chiesa di S. Libertino,
Chiesa di S. Rosalia,
Chiesa di S. Lucia,
Chiesa Madonna degli Angeli, Chiesa S. Francesco d’Assisi, Chiesa di S. Pierto,
Edicola Dedicata alla Sacra Famiglia (via Garibaldi),
Ex Convento Chiaramontano,
Ex Convento S. Nicola.

Museo Archeologico Nazionale,
Museo Civico,
Biblioteca Lucchesiana.

 

ITINERARI CONSIGLIATI

Oltre alla celeberrima Valle dei Templi, poco distante dall'abitato, Agrigento, attraversata dalla famosa Via Atenea, strada stretta e serpeggiante attorno alla quale si è andata costruendo la città, conserva esemplari monumenti che arricchiscono il centro urbano.

la Cattedrale vecchia fondata nell'XI secolo dal vescovo Gerlando è a lui intitolata, essendo stato il primo vescovo della città.

Il duomo del XIV sec. poi rimaneggiato. Vi si giunge attraverso una imponente scalinata. L'edificio è affiancato da una torre campanaria solida e compatta, rimasta incompiuta. Sulle sue facciate fanno spicco due ordini di finestre monofore cieche in stile gotico-catalano sormontate da un balcone dall'apertura a sesto acuto. All'interno possiamo ammirare con il sepolcro De Marinis pregevolmente scolpito e il soffitto a capriate lignee, del 1518, con raffigurazioni pittoriche di Santi e Vescovi.

Lungo la via Duomo, si susseguono il settecentesco Palazzo Vescovile, la Biblioteca Lucchesiana, fondata dal vescovo Andrea Lucchesi Palli (il cui stemma è montato sul fronte). Nei dintorni troviamo le chiese di S. Alfonso (secolo XIX), dell'Itria e di S. Maria dei Greci, costruita su un tempio dorico risalente al 460-450 a.C., del quale si possono osservare i resti del basamento e parte di sei colonne scanalate.

Di notevole importanza è l’abbazia di Santo Spirito, fondata alla fine del secolo XIII da Marchisia Prefoglio Chiaramonte. La chiesa è al proprio interno interamente decorata da splendidi stucchi settecenteschi, opera di Giacomo Serpotta. Il monastero si sviluppa intorno al grande chiostro quadrangolare, dal quale, attraverso un grande portale ogivale, si accede all'aula capitolare; un altro portale a sesto acuto immette al refettorio.

Si possono ancora citare la chiesa romanica di San Nicola (secolo XIII), quella di S. Lorenzo o del Purgatorio, della fine del secolo XVII, che conserva sculture del Serpotta, e il convento dei padri Domenicani, del secolo XVII oggi sede del Municipio e dell'ottocentesco Teatro Luigi Pirandello, recentemente restaurato.

Da visitare il Museo Archeologico Nazionale e il Museo Diocesano in cui si può ammirare il Sarcofago di Fedra del secolo II d.C. Interessante per le sue collezioni folcloristiche e di opere d'arte sono esposte nel Museo Civico.

Nel Museo Paleontologico Siciliano, che trova sede a Palazzo Celauro, si possono vedere reperti fossili, anche umani, di 500 mila anni fa, testimonianze delle prime presenze umane in Sicilia e nell'area del Mediterraneo.

Caratteristiche sono anche le feste campestri che si celebrano ogni primavera nella Valle dei Templi e, in febbraio, la famosa festa dei mandorli in fiore.

DINTORNI

Lungo la costa si trovano amene località di soggiorno balneare, attrezzate con moderni stabilimenti, come la spiaggia di San Leone, i lidi di Porto Empedocle e di Secca Grande.

Nelle immediate vicinanze della città, in contrada Caos, si può raggiungere la casa natale di Luigi Pirandello, nel cui giardino si trova l’urna con le sue ceneri. Vi è stato creato un Centro Nazionale di Studi Pirandelliani, che svolge una fervente attività a livello mondiale.

LA VALLE DEI TEMPLI E IL MUSEO ARCHEOLOGICO

Il poeta Pindaro cantò Agrigento " amica del fasto ", ciò grazie alla magnificenza della sua Velle dei Templi, centro archeologico di eccezionale interesse, uno dei luoghi più coinvolgenti ed emozionanti di tutta la Sicilia.

Nelle zone archeologiche, che testimoniano lo splendore dell'antica Città, si possono ammirare il quartiere ellenistico romano (a metà strada tra i templi e la Città), i resti della primitiva cinta muraria (secolo VI a.C.), ma soprattutto le rovine dell'area sacra, costituita dal complesso di templi dorici situati nella Valle dei Templi e realizzati tra il 520 e il 430 a.C.

Il tempio di Demetra, del 480-460 a.C., posto sulle pendici della Rupe Atenea. Lo si raggiunge attraverso una strada lastronata greca, segnata dall'usura delle ruote dei carri. Il tempio doveva essere costituito dal solo naos, la cella contenente il simulacro della dea, in antis. La cella misurava metri 30,20x13,30, la muratura perimetrale rimasta raggiunge metri 7,85 di altezza. Nei pressi degli altari circolari che sempre si trovano accanto ad un tempio greco, sono stati ritrovati frammenti di statuette di Demetra e Persefone, avvalorando l'attribuzione dell'edificio sacro alle due dee. In epoca normanna il tempio è stato trasformato ed inglobato in una chiesetta cristiana, dedicata a S. Biagio. Più sotto si trova il Santuario rupestre di Demetra e Persefone, detto anche di San Biagio. E' costituito da due grotte e un sistema di gallerie (risalenti tra la prima metà del secolo V a.C. e la fine del IV) e da un edificio a pianta rettangolare, in conci di arenaria, della fine del secolo VII a.C. Ciò testimonia come questo complesso templare sia precedente alla fondazione di Akragas.

Il tempio di Era Lacinia (o Giunone Lacinia) domina la Collina dei Templi. E' databile al 460-440 a.C., impiantato su un possente basamento (crepidoma), periptero, esastilo, (ossia con un colonnato che circonda la cella sacra, formato sul fronte da sei colonne, e tredici laterali) conserva ancora in piedi venticinque colonne doriche scanalate. Davanti al lato orientale troviamo i resti dell'ara (altare) sacrificale.

Il tempio della Concordia, così chiamato per via di una iscrizione di età imperiale relativa non al tempio, ma alla concordia fra gli abitanti di Agrigento. E' quasi in perfetto stato di conservazione, almeno quanto i templi di Paestum o il Partenone ad Atene. Mancano naturalmente le tessiture lignee della copertura, le decorazioni e gli intonaci riscontrabili in qualche tratto. Si è perfettamente mantenuto grazie alla trasformazione in basilica cristiana nel secolo VI d.C. di cui rimangono gli archi della cella. Maestoso tempio, edificato nel 440-430 a.C., è una delle più pure creazioni doriche e fra le massime espressioni della civiltà della Magna Grecia. Ha impianto periptero ed esastilo, ovvero si possono contare sei colonne sul fronte e tredici ai lati. L'interno si presenta con la cella sacra tripartita in pronaos, naos e opistodomo (in altri termini, la cella è suddivisa in un vestibolo d'ingresso, nello spazio sacro centrale e in uno spazio posteriore).

L'Herakleion (o Tempio di Ercole): edificato nel 510 a.C., era più vasto del tempio della Concordia, simbolo dell'attuale Valle. Che il tempio fosse dedicato ad Ercole lo ricorda Cicerone nella IV delle sue orazioni contro Verre. è ritenuto dagli studiosi il più arcaico, considerando la rastrematura delle 8 colonne erette e la forma dei capitelli assai espansi. Il tempio era crollato a causa di un terremoto; nel 1927 vennero rialzate le colonne che ammiriamo.

Poco prima del tempio di Ercole sorge la Villa Aurea, che ospita l'Antiquarium paleocristiano e nel cui giardino si trovano i resti della necropoli cristiano-bizantina, con le grotte di Frangapane, e la necropoli di Giambertoni, parte della necropoli romana.

Nei pressi del tempio di Ercole, attraversando i resti della porta IV, chiamata Aurea dai Bizantini, ecco la Tomba di Terone, costruzione a pianta quadrangolare, costituita da due parti sovrapposte (generalmente terminanti a cuspide) secondo il cosiddetto impianto a torre tipico dei monumenti africani del III secolo d.C.

Poco oltre troviamo i resti del Santuario di Esculapio (o Asclepio) dio della medicina, degli ultimi decenni del secolo V a.C.

Il colossale Olympieion (o Tempio di Giove-Zeus Olimpio od Olimpico), iniziato nel 480 a.C. per celebrare la vittoria di Himera, riportata da Agrigento e Siracusa contro i Cartaginesi, probabilmente non è mai stato completato. E' una costruzione di proporzioni grandiose, molto danneggiata. La sua particolarità sono i telamoni, l'equivalente maschile delle cariatidi, gigantesche figure umane che sostituivano con funzioni statiche le colonne. Gli originari telamoni erano bel 38. Di questi giganti di pietra, alti 7,65 metri, è proposta in loco una copia, il cui originale si trova nel Museo Archeologico. Il tempio era il più grande dei templi dorici della Magna Grecia, superiore anche al cosiddetto tempio G di Selinunte. Era un tempio pseudo periptero, ovvero anziché avere intorno alla cella le usuali colonne, aveva un muro sul quale si stagliavano i giganti di pietra, che sostenevano la trabeazione. Per lungo tempo questo tempio costituì una inesauribile cava di pietra.

Oltre il tempio di Zeus, vi è il tempio dei Dioscuri, ovvero di Castore e Polluce, la cui immagine delle quattro colonne, connesse da uno spezzone di trabeazione e di timpano, è famosa nel mondo. Il tempio è databile 480-460 a.C. ed è parte integrante del santuario delle divinità Ctonie, costituito da resti di diversi edifici risalenti ai secoli VII-VI-V a.C.: troviamo altari cilindrici, pozzi e fosse, per la celebrazione del culto e dei sacrifici. Quindi molto probabilmente il tempio era dedicato a Demetra e Persefone.

Nel vallone sottostante si pensa potesse esservi la kolymbetra, ovvero una piscina-vivaio di pesci risalente al tempo di Terone; più in là rimangono le uniche due colonne e il basamento del tempio dorico detto di Vulcano, eretto nel secolo V a.C., d'impianto periptero. Si raggiunge attraverso una scala scavata nel tufo.

Lungo la statale 118 troviamo il quartiere ellenistico-romano e il Museo. Il quartiere, dal regolarissimo tracciato stradale ippodameo, presenta edifici residenziali di tipo ellenistico con peristilio o di tipo italico con atrio. All'interno delle case si conservano splendidi pavimenti musivi.

il Museo Archeologico Nazionale è stato costruito nell'area del monastero cistercense di S. Nicola. All'ingresso si trova infatti la bella chiesa romanica di S. Nicola, costruita nel secolo XIII, con materiali di spoliazione provenienti dalla Valle. Ad unica navata, vi si conservano l'elegante sarcofago romano di Fedra, del secolo II d.C. (il cui bassorilievo raffigura il mito di Fedra e di Ippolito) e un grande Crocifisso di legno scuro, detto Signore della Nave, al centro di una novella e di un'opera teatrale di Pirandello. Prima del Museo è stato portato alla luce l'ekklesiàsterion, di età ellenistica, luogo di riunione dell'assemblea cittadina, e il tempietto chiamato l'Oratorio di Falaride (secolo I a.C.), una cella prostila trasformata nel medioevo nell'oratorio, che affiancava la vicina chiesa. Dietro il Museo vi è il bouleuterion, ancora un edificio dell'amministrazione cittadina. Il Museo è stato istituito nel 1967. Fra le proprie collezioni troviamo esempi storico artistici di grande pregnanza culturale: testimonianze degli insediamenti preellenici; frammenti architettonici come sime in pietra, teste leonine, maschere fittili e figurine rituali; il telamone originale del tempio di Giove; resti di pavimentazione in opus vermiculatum; sculture greche e romane, fra le quali la famosa statua marmorea greca dell'efebo o kouros di Agrigento, del 485-480 a.C.; il grande cratere attico a volute, del 470 a.C. circa, raffigurante l'amazzonomachia.