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Dolmen e cùbburi nella Sicilia megalitica

La Sicilia dall'età preistorica
La cultura megalitica
I dolmen
I dolmen della Sicilia
Monte Bubbonia
Cava dei Servi
Cava Lazzaro
La cultura di Castelluccio
L'area naturale di Cavagrande
La cultura protovillanoviana
Thapsos
La cultura di Thapsos e delle Eolie
Le tombe a tholos
I cùbburi ed i dammusi
Pantalica

Video sui dolmen siciliani
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LA SICILIA MEGALITICA

        All’epoca della civiltà micenea
   anche in Sicilia fiorivano importanti
   sviluppi autoctoni, come la cultura
   Eoliana o quella di Castelluccio.
   Oggi, i loro siti archeologici si possono
   scoprire in loco, in spettacolari zone
   naturalistiche, tra fiumi, gole profonde
   e crinali incontaminati. La storia,
   a volte, si fa cercare.

   

   La Sicilia dall’età preistorica

     
     

 

 

Dolmen di Avola (SR)

Spiccolo -
Foto da Wikimedia Commons

 










 L'età paleolitica
E’ presente il paleolitico superiore nelle grotte e nelle stazioni sicule di Marina di Ragusa, del monte Pellegrino presso Palermo e dell’isola di Lèvanzo.

I graffiti di Lèvanzo e delle grotte dell’ Addàura del monte Pellegrino di Palermo si ri­feriscono alla fauna del paleolitico superiore (Bos primi genius, Cervus elaphus, Equus hydruntinus); negli uni, c’è un cerbiatto che volge la testa, «prima felice deviazione dallo schematico contorno del profilo»; negli altri prevale la figura umana, e non isolata, ma in grandi composizioni, che sembrano ispirate a riti re­ligiosi primitivi. È qui che l’arte trova le sue prime espressioni, nella storia della civiltà umana.

L'età neolitica
Per tutto il neolitico (che in Sicilia va dal 7000 circa al 2500 circa a.C.) vi è  presenza di ceramica, oltre che di industria litica. E la ceramica ha in qualche modo attratto l’attenzione degli archeologi «classi­ci», come Luigi Bernabò Brea e Vincenzo La Rosa.

Nel territorio di Centuripe (Enna), è stato rinvenuto un riparo sotto roccia, con pitture in ocra rossa, tra cui una figura umana alta una ventina di cm; con le braccia larghe e con gonnellino, una rete (trappola), e figure simboliche. Questo sito è stato chiama­to «Riparo Cassataro» dal nome dello scopritore,

la ceramica nacque insieme con l’uso di decorarla per impressione, prima della cottura. All’inizio fu suggestivamente decorata mediante semplici impressioni col polpastrello o con l’unghia (ceramica ungulata), o col bordo di conchiglie (ad esempio col cardium: ceramica cardiale), o mediante fori fatti con un bastoncino. Successivamente vennero usati stampini in osso.

I graffiti presenti sulle pareti della grotta Addaura, Monte Pellegrino (Palermo), ascrivibili al paleolitico recente — ovvero a circa 20.000 anni fa, — vengono considerati come una del­le manifestazioni più antiche della presenza dell’uomo in Sicilia.

Nell’età neolitica appare la ceramica con forme semplici, ma già artisticamen­te decorata, come si è trovata nelle stazioni neolitiche sicule di Matrensa (Siracusa) e di Stentinello (Siracusa), di Serraferlicchio (Agrigento) e di monte Tabuto (Ragusa). I commerci marittimi, incrementati dall’invenzione della vela e del remo, permettono quell’unità mediterranea che nel paleolitico era avvenuta prevalentemente attraverso la terraferma. La cultura tipica siciliana di questo periodo è quella che prende nome dal villaggio trincerato di Stentinello, che è contraddistinta dalla ceramica decorata a impressioni ottenute sulla creta molle con l’unghia, con punzoni o con l’orlo di conchiglie, con grande varietà di tipi di tazze, scodelle, brocche e boccali. Il neolitico siculo ebbe il suo più vivace sviluppo nelle isole Eolie, a causa dell’attivo commercio dell’ossidiana, più ta­gliente della silice, e quindi più ricercata per la fabbricazione di utensili prima della scoperta dei metalli. Bellissime, di questo periodo, sono le anse a rocchet­to di taluni vasi eoliam, che coi loro complicati avvolgimenti indicano a quale raffinatezza fosse giunta l’arte di questi primitivi abitatori della Sicilia.

L'età eneolitica
La Sicilia conobbe il rame, importato con ogni probabilità attraverso il mare Africano, e da essa trasmesso all’Italia attraverso lo stretto di Messina. I villaggi di capanne si circondano di una profonda trincea a difesa dell’abitato, come avviene a Castelluccio, presso Siracusa; ma la civiltà eneolitica della Sicilia ha un carattere meno unitario di quella delle stazioni del continente, perché più esposta alle diverse culture della Grecia continentale, e anatoliche. Le ceramiche si trasformano continuamente, come vediamo dai reperti delle grotte della Chiusazza e del Conzo a Canicattini Bagni, presso Siracusa, del villaggio di San Cono, nei monti Iblei, del villaggio di Piano Notaro, presso Gela, e le stazioni della Conca d’oro, presso Palermo. Le ceramiche più belle di questo periodo sono quelle di Serraferlicchio, dipinte in nero opaco sul fondo rosso vivo con motivi geometrici nuovi, come fasci di segmenti, alveoli e reticolati.

L'età del bronzo
In questo periodo si intensificano i commerci della Sicilia con i popo­li del Mediterraneo orientale. In essa possiamo distinguere tre fasi:

 antica età del bronzo, caratterizzata dal villaggio e dalla necropoli di Castelluccio, presso Noto, dalle tombe rupestri di Naro (Agrigento), di Partanna e del villaggio sicu­lo di Capo Graziano nell’isola di Filicudi (Eolie);

media età del bronzo, ca­ratterizzata . ~ necropoli siracusane del Plemmirio, di Matrensa, di Cozzo pantàno e della penisola di Tapso (oggi Magnisi, presso Augusta);
tarda età del bronzo
o prima età del ferro , caratterizzata dalla grandiosa necropoli di Pan­tàlica nella valle del fiume Anapo presso Siracusa (tredicesimo-ottavo secolo a.C.), dove la roccia calcarea è traforata da oltre cinquemila sepolcri.

Gli stretti legami della civiltà sicula col mondo egeo-cretese sono testimoniati dai portali in pietra delle tombe di Castelluccio, che recano il motivo miceneo della doppia spirale, e dalle placchette in osso decorate da globuli a rilievo, identiche a quelle trovate nelle tombe coeve di Malta, del Peloponneso e della Troade; nonché da ceramiche, da spade e da fibbie di chiara influenza egeo-cretese. Di influenza mediterraneo-occidentale è il bicchiere campaniforme di tipo iberico, trovato tanto a Villafrati quanto a Torrebigini

L'età del ferro
Nell’età del ferro si accentua invece l’imitazione della ceramica greca, come è evidente nelle necropoli di Barcellona (Messina), di Monte Finocchito, presso Noto, e soprattutto di Sant’ Angelo Muxaro (Agrigento). Si isteriuiscono le indu­strie locali, sia ceramiche che metallurgiche, per l’imitazione greca; mentre ri­mangono.di schietta fattura sicula i bronzetti dì Sant’Agata di Militello, di Cen­turipe e di Vizzini, databili al va secolo. Ma non passerà molto che si potrà data­re la fine della vera e propria civiltà sicula: basteranno cento anni, come è dimo­strato dai reperti della necropoli di Licodia Eubea (vi secolo a.C.), in cui il va­sellame attico e l’oreficeria greca hanno assoluta preponderanza sul materiale indigeno. La Sicilia è già entrata nell’orbita culturale ellenica: l’opera di colo­nizzazione greca, iniziata nell’viri secolo, è ormai un fatto compiuto.

 
 

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