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Alcamo e la Scuola poetica siciliana

La lingua Volgare
Le lingue d'Oc e d'Oil
La Scuola poetica siciliana
La produzione lirica della Scuola
Giacomo da Lentini, il caposcuola
L'invenzione del Sonetto
Cielo d'Alcamo
Pier della Vigne
Altri poeti della Scuola
Il matematico Leonardo Fibonacci
Federico II e gli Svevi
Guelfi e ghibellini
 
Alcamo e la sua storia
Il castello d'Alcamo e le
antiche mura

Il castello di Calatubo
La Chiesa Madre ed altre chiese
Riserva naturale Bosco di Alcamo

Video su Federico II e la
Scuola siciliana

Video su Alcamo
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ALCAMO E LA SCUOLA SICILIANA

        Alla base dei grandi poeti
   toscani del Trecento (Dante, Petrarca
   e Boccaccio) vi è l’uso aulico del
   Volgare fatto dalla Scuola poetica
   siciliana alla Corte di Federico II di
   Svevia. Riscopriamola unitamente
   ad Alcamo, la città natale di Ciullo.

   

    Altri poeti della Scuola
    siciliana

   
     
     

 

 
Manoscritto del Roman de la Rose (1420 - 1430)

 
Foto da Wikimedia Commons

 






 

Guido delle Colonne
Citata da Dante nel De Vulgari Eloquentia, Guido delle Colonne, che di professione faceva il giudice a Messina (dal 1257 al 1280), rientra nel folto gruppo dei rimatori della Scuola poetica siciliana. Di lui ci sono giunte solo cinque canzoni, contenute nel manoscritto Vaticano-Latino 3793.
Svolse l’attività di poeta presso la Corte federiciana
dal 1243 al 1280, quindi anche dopo la morte di Federico II. Delle canzoni rimasteci, la più importante è, senz’altro, Ancor che l'aigua per lo foco lassi. Si recò in Inghilterra alla corte di re Edoardo I.

Alcuni studiosi gli attribuiscono la paternità della Historia destructionis Troiae, opera di traduzione dal Roman de Troie. Il testo fu commissionato da Matteo della Porta, che era vescovo di Salerno. La stesura dell’opera fu ultimata nel 1287. Se l’attribuzione è corretta, si attesterebbe che Guido delle Colonne era ancora vivo ed operante in quell’anno.

Odo delle Colonne
Nato probabilmente a Messina di lui si sa pochissimo, non conoscendosi neppure l’anno della nascita e quello di morte. Fece parte della Magna Curia dell’imperatore Federico II di Svevia. Forse era parente di Guido delle Colonne, comunque molto più conosciuto di lui.
Di Odo delle Colonne (detto, a volte, anche Oddo) ci sono giunte due canzoni: Distretto core e amoruso e, la seconda, Oi lassa 'nnamorata, quest’ultima, però, di attribuzione un po’ dubbia. Ambedue hanno come riferimento il canto popolare, ma hanno un’impostazione più alta ed aulica. Entrambe poi sono infelici lamenti d’amore.

Ruggiero Amico
Ruggiero Amico, che si presume fosse d’origine messinese, ricoprì cariche politiche nella Corte federiciana (era giustiziere della Sicilia occidentale), occupandosi anche di poesia. Sempre nel campo delle ipotesi, lo si ritiene il padre di Guglielmo Amico indi nonno di Ruggiero di Lauria.
A livello poetico, sempre nell’ambito della Scuola, molti sono i componimenti a lui attribuiti, ma l’unica con certezza è la
canzone Sovente Amor n'à ricuto manti. I suoi numerosi possedimenti erano collocati tutti in Calabria.

In un documento, datato
10 ottobre 1239, si fa accenno alla sua nomina di giustiziere. Carica di grande importanza, Ruggiero viene chiamato a ricoprirla in un momento assai delicato per l’imperatore. Colpito, infatti, dalla seconda scomunica di papa Gregorio IX, Federico II temeva scissioni da parte del clero e dei fedeli al papa. Incaricò, perciò, Ruggiero per colpire con mano ferma qualsiasi tipo di fronda e rivolta. Nello stesso periodo, altre possibili defezioni sono rappresentate dalla rivolta del 1232, a cui aderiscono le città di Centorbi e Capizzi , e dalla comunità musulmana di Sicilia, in fermento. Le due cittadine vennero espugnate e distrutte, mentre i musulmani, catturati e deportati, andranno a costituire l'insediamento musulmano di Lucera.
Ruggiero Amico eseguì perfettamente i voleri del Re Svevo, tanto che questi lo ricompensò , nel maggio del 1240, nominandolo capitano e maestro giustiziere di Sicilia e Calabria.

Tuttavia, la sua fedeltà all’imperatore non durò a lungo. Nel 1246, il papa e molti
baroni ribelli organizzarono la cosiddetta congiura di Capaccio. Ruggiero, trovatosi invischiato, fu perciò arrestato. Finì i suoi giorni in prigionia. Morì nel 1248, ma alcuni studiosi ritengono che sia stato colpito da una condanna a morte, e, quindi, giustiziato nello stesso 1246.. Stavolta, comunque, ad essere ricompensati furono i suoi figli, che riottennero i possedimenti calabresi da papa Innocenzo IV. Successivamente, il figlio Corrado tornerà nel regno di Sicilia con l'avvento della dominazione angioina di Carlo d'Angiò.

Rinaldo d'Aquino
Rinaldo d'Aquino nacque alla fine del XII secolo a Montella. Il luogo dove nacque è tra le poche cose certe sulla sua vita, perché l’informazione ci è data dallo stesso poeta, che nella canzone Amorosa donna fina, lo attesta.
La tradizione lo vuole parente
di San Tommaso d'Aquino. Mario Garofalo (in Rinaldo d'Aquino - Rimatore montellese del '200) asserisce che la madre di Rinaldo fosse la nobile Teodora e da Landolfo, e, quindi, sarebbe fratello di Filippo e di San Tommaso.

All’interno della Magna Curia rivestiva la funzione di falconiere di Federico II (nominato nel 1240). Le ipotesi lo vogliono traditore di Manfredi e quindi il passagio alla parte avversa di Carlo d'Angiò. Da questi ebbe in dono il feudo di Roccasecca.

Come letterato della Scuola, gli si attribuiscono ben
11 componimenti, 9 canzoni e 2 sonetti. Tuttavia, sono giunte ai nostri giorni solo un sonetto e dodici canzoni. Veniva considerato più bravo come retore che come poeta.
Tra le canzoni vengono citate da Dante
Per fin amore vao si allegramentee, e nel De vulgari eloquentia, la canzone amorosa, Lamento per la partenza del Crociato (che tratta della
Sesta crociata). Altra sua composizione abbastanza conosciuta, è Già mai non mi conforto, , Le sue opere sviluppano, comunque, temi amorosi, come tutte le opere dei rimatori della Scuola siciliana.

Altri poeti
Tra le opere giunteci della Scuola siciliana possiamo citare, inoltre due canzoni, L'amoroso vedere e D'amoroso paese, redatte da Tommaso di Sasso, e Pir meu cori alligrari di Stefano Protonotaro, e le canzoni di Re Enzo S'iu truvassi Pietati e Allegru cori plenu. Altri poeti della Scuola, oltre allo stesso Federico II, sono Mazzeo di Ricco, Giovanni Maria Barbieri, Arrigo Testa, Filippo da Messina, Jacopo Mostacci, Percivalle Doria, e Giacomino Pugliese, ma anche Giovanni di Brienne, Compagnetto da Prato, Paganino da Serzana e Folco di Calavra.

 
 

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