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Fossili e minerali nei musei siciliani

Origine e diffusione del mammut
I piccoli elefanti siciliani

Il museo paleonyologico e geologico di Palermo
Gaetano Giorgio Gemmellaro
 Il museo di mineralogia di Palermo
Il museo mnineralogico di Caltanissetta
Sebastiano Mottura

Video musei di mineralogia in Sicilia
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M
USEI DI MINERALOGIA

      Dall’elefante nano alle miniere di
    zolfo dell’Ottocento siciliano, i musei
    di mineralogia dell’isola raccontano,
    attraverso i minerali, la sua storia.
    I fossili del museo Gemmellaro di
    Palermo rivelano la preistoria. I
    minerali colorati della sezione sulle
    zolfare del museo Mottura di
    Caltanissetta, la storia più recente. La
    loro visita apre un ottica diversa,
    impensabile ma sorprendente di una
    realtà sconosciuta.

   

    I piccoli elefanti siciliani

     
     

 

 
 

  La sala degli elefanti del museo Gemmellaro

 

Kalima- ottobre 2009
Foto da Wikimedia Commons

 





 Partendo dal Mammut, gli elefanti nel corso dei millenni hanno avuto vari tipi di evoluzione. Il genere dell’elefante nano, di cui si sono ritrovati fossili, apparve nella fase preistorica. Le tracce di essi sono state riportate alla luce soprattutto nel bacino del Mediterraneo, in particolare nelle isole, quali la Sicilia, ma anche in Sardegna, Cipro, Malta, Creta, Dodecaneso e Cicladi.
Gli elefanti ritrovati nelle isole del Mediterraneo, generalmente avevano derivazione dalla specie continentale Elephas antiquus, apparsi nel Pleistocene. Alcuni studiosi asseriscono, però, che l’elefante nano sardo, detto Mammuthus lamarmorae, abbia derivazione dai mammut. Tale asserzione, però, è stata confutata recentemente.

La curiosa presenza degli elefanti nelle isole non deve stupire più di tanto. Durante le glaciazioni, infatti, il livello marino si abbassava e le isole si ricongiungevano in un certo qual modo all’area continentale. Le isole venivano, quindi, ripopolate dagli elefanti. In quei periodi erano presenti nella stessa isola anche più sottospecie contemporaneamente.
A volte  ogni isola aveva la sua specie caratteristica. Lo abbiamo visto nel caso della Sardegna, ma si segnala anche sulle isole Cicladi e in alcune altre isole. Inoltre, i ritrovamenti nelle isole greche delle Cicladi (
Delos, Naxos, Kythnos, Serifos e Milos) hanno rivelato la presenza di diverse specie nello stesso arcipelago, Ad esempio nell’isola di Delos si sono scoperti fossili di Elephas antiquus, mentre in quella di Naxos la specie è di Elephas melitensis.
Nel Dodecaneso, sull’isola di Rodi, sono venuti alla luce alcuni giacimenti di fossili di elefante nano. A parte la specie e la possibile derivazione, il dato da sottolineare per questi ritrovamenti è che sono quelli più recenti in linea temporale, tanto da far supporre che gli elefanti qui ritrovati siano quelli prossimi all’estinzione. Quest’ultima sarebbe, quindi, databile intorno al 2.000 a.C. circa.
Le specie di elefante nano ritrovate in Sicilia e a Malta, essenzialmente sono:
Elephas (Palaeoloxodon) antiquus leonardii (1969)
Elephas (Palaeoloxodon) mnaidriensis (1874)
Elephas (Palaeoloxodon) melitensis (1868)
Elephas (Palaeoloxodon) falconeri (1867)

La specie preistorica dell’elefante nano, denominato
Elephas falconeri, porta il nome del suo scopritore. Fu individuato, studiando alcuni denti, per la prima volta da Hugh Falconer. Oggi porta il suo nome, grazie allo studioso George Busk, che lo propose in suo onore alla comunità scientifica.
Questa specie è considerata un esempio di nanismo insulare. L’elefante nano, infatti, non superava i 90 centimetri di altezza. Presente, soprattutto, sulle isole del Mediterraneo, è, chiaramente, una specie estinta, diversi millenni fa, sia nel continente europeo sia nelle stesse isole. L’elefante nano è imparentato con l’attuale elefante asiatico.

 
 

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