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Gli Antichi Mulini
 

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Lungo il corso del Torrente S. Giorgio, che riceve le acque delle fonti del Ladone e Judirussu, un tempo erano collocati numerosi Mulini idraulici, oggi quasi del tutto distrutti, se non per alcuni sparuti esemplari di proprietà privata.

Le antiche costruzioni, di cui restano i palmenti e i ruderi del fabbricato, erano situate sotto il Castello nella contrada denominata appunto "Mulini".

Di più recente fattura erano quelle site in C.da Ruzzolina e in C.da Corte Soprana. Il mulino di Corte Sottana, forse il più antico, veniva alimentato dalle acque concesse dal Duca d'Angiò.

 

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Di come fosse diffusa l'attività dei mulini, connessa ad una notevole produzione di frumentarie, lo attesta Io storico Borghese che indica come il ruscello di Ruzzolino, discendente dal Ladone, consentisse il movimento di ben 14 mulini! L'esistenza di un mulino idraulico, costruito nel territorio di Novara in anni precedenti al 1399, è documentata da un atto di vendita notarile del periodo medievale. Questo concorda con le ricerche degli studiosi che affermano che lo massima diffusione del mulino avvenne proprio nel Medioevo a causa di una notevole diminuzione della forzo-lavoro, motivata dal calo dell'indice demografico.

Carestie, pestilenze, abbandono delle campagne si sono verificati anche nel territorio novarese poiché Novara, come gli altri feudi siciliani, venne coinvolto nella lotta per l'appropriazione delle terre ora da parte del demanio Regio, ora da parte di quello baronale.

Gli anziani oggi ricordano il fascino che esercitavano i mulini con le loro colte e le gore, e con i margoni seminascosti tra l'edera verdeggiante e il capelvenere.

A partire dai primi del Novecento, il sovradimensionamento del numero dei mulini, rispetto alla domanda di macinazione di pochi tumuli, come si legge in un ricorso del 1931 al Prefetto di Messina, i forti oneri fiscali in rapporto alle entrate, costringono all'abbandono graduale dell'attività molitoria.

Non più considerati, sotto il profilo economico di interesse collettivo, anche per l'istallazione di un mulino elettrico nel Centro (quello di Mattafuri) e di un altro successivamente nella frazione S. Marco bastanti al fabbisogno della domanda, i vecchi mulini negli Anni '60 sono, infine, privati della poca acqua deviata per esigenze idriche dell'abitato. L'ultimo mulino realizzato con sistema idraulico che sospese la sua attività nel 1980 è quello situato in località Rocca Oliva di Badiavecchia. Esercente negli ultimi anni è stato iI Sig. Michele Scardino (Mastru Micheri) aiutato dal genero Sig. Salvatore Munafò.

 

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FUNZIONAMENTO DEI MULINI CON SISTEMA IDRAULICO

L'acqua convogliata, attraverso le gore, nelle colte passava nel profondo bottaccio rettangolare.

Regolato il flusso con la caterratta di latta, l'acqua, attraverso un foro praticato in un legno di gelso, con forte pressione, metteva in moto la ruota a penna, posata sulla capitagna che era in comunicazione con i due palmenti del mulino, uno fisso e l’altro mobile che, sotto Ia spinta dell'acqua giravano e macinavano il frumento introdotto nella tramoggia. Dalla tramoggia il grano scendeva in un rettangolo di legno bordato mentre la battola, arnese di canna, si alzava e abbassava permettendo al grano di arrivare fra i palmenti che, ruotando, lo trituravano.

L'acqua attraverso il margone, si avviava alla successiva gora per far funzionare l'altro mulino più a valle.

 

IL MULINO A MANO

Anche il mulino a mano "centimulo" ("cintimèu" in gergo) non viene più usato, sebbene ve ne siano diversi esemplari. Esso era costituito da una pietra rotonda posata sopra un'altra pietra a bordi rialzati tutto attorno e con un versante laterale per far cadere la farina. La pietra superiore veniva fatta girare per mezzo di una manovella e triturava il frumento che veniva immesso a mano dentro una specie di imbuto in mezzo alla mola superiore.

La farina ottenuta veniva utilizzata per la preparazione di un'antica e prelibata pietanza "u ‘cintimmi" dal nome dell'attrezzo utilizzato.