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Costumi tradizionali

 
   Abiti giornalieri, da festa, da lavoro.  
 

Abiti maschili.

Per quanto riguarda i costumi degli uomini, anche questi si possono dividere in due categorie: giornalieri e festivi. In ciascuno di essi si riflettono le cause (geografiche e storiche) che li hanno determinati o influenzati.

L’indumento più primitivo è quello dei pastori, indossato dai pastori durante la pioggia o il cattivo tempo, quando erano intenti a guardare le mandrie. E’ composto da una giubba (giubbini) e dai calzoni (vrachi) formati con pelli di capra. Di pelle d’animale sono coperti anche i piedi, da questo dipende il nome che assumono questo tipo di calzature: scarpe di pilu (scarpe di pelo). Sono formate da un pezzo di cuoio ripiegato in punta e fermato da piccole corregge al collo del piede, lasciandone scoperto il dorso.

Questa forma di calzature era molto adoperata, non solo dai pastori, ma anche dai contadini.

Dell’antica foggia di vestire dei contadini, rimane ancora oggi qualche esempio presso i più anziani nei villaggi di montagna.

Il loro abbigliamento consisteva in un paio di brache di velluto (causi) senza apertura davanti, strette da fibbie al ginocchio, abbottonate lateralmente sui fianchi e legati alla cintura da una larga fascia di cotone verde o azzurro. Un gran panciotto (panzera) della medesima stoffa con una sfilza di bottoni in ottone che copriva il torace e su di esso una casacca (jippuni) di velluto scuro con ampie tasche interne ed esterne. Copriva il capo un berretto di panno marrone per i contadini, azzurro per gli uomini di mare, che piegato pendeva sulla spalla. Dal ginocchio in giù le gambe erano coperte da calze di cotone bianco in estate, di panno nero in inverno.

Segnano il passaggio da un’epoca all’altra alcuni cambiamenti di linee nel vestiario, infatti in seguito i calzoni si allungano senza più svasature e la giacca si modella al corpo.

La qualità della stoffa e la varietà del colore permettono d’individuare, a volte, il mestiere di colui che l’indossa. Il contadino adopera quasi sempre stoffe scure.

Al corredo maschile più recente, appartengono le camice e le mutande, che la donna completa con le proprie mani per il marito o il figlio. Le mutande sono sempre lunghe di colore bianco in lino come anche le camice.

Di origine meno recente infine, sono i cappotti che completano il corredo maschile dei contadini e dei pastori di Sicilia: in ragione di chi li porta sono di stoffe e di dimensioni diverse. Dalla tistera, con un cappuccio che copre il capo lasciando libero soltanto il viso, allo scappularu, che arriva alle braccia ed alle mani, al cappotto che giunge fino alle gambe. Giunge anche a proporzioni tali da poter coprire molte persone insieme e si usava specialmente cavalcando d’inverno in quanto viaggiando era un indumento indispensabile sia per i contadini che per i proprietari.

Lo scappularu è simile ad una tonaca dei frati cappuccini, ma senza maniche. Questo tipo di cappotto è simile alla ciucca, abito lugubre che si portava per onorare i morti.